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In quel tempo, Gesù disse: 
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Mt 11,28-30

Il Signore ci chiama a sé, a fare le vacanze con lui, noi affaticati, noi oppressi. Ci chiede di seguirlo, di posare il fardello che portiamo nel cuore, le preoccupazioni che ci assillano, le cose che non funzionano, per prendere su di noi il suo giogo, fatto di mansuetudine e pazienza. È mite, il Signore, non si angustia, non si lascia travolgere dall’ansia delle cose, non si lascia prendere dalla violenza. Ed è umile. Noi seguiamo un Dio umile, che forza dire questa cosa! Dio è umile perché ha scelto di abbassarsi incarnandosi, assumendo in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione di uomini. L’umiltà è prendere consapevolezza che veniamo dall’humus, dalla terra, e che siamo fecondi, proprio come lo è l’humus. L’umiltà è una consapevolezza feconda che ci permette di crescere alla luce di Dio. Capire cosa siamo in profondità, conoscere anche i nostri limiti, ci aiuta a fare spazio a Dio in noi stessi, a lasciare spazio a lui, mettendoci alla sua scuola. Sì, amici, nel cuore di questa estate mettiamoci alla scuola del Maestro, l’unico che conosce il segreto del vivere in pienezza, e ritagliamoci uno spazio, ogni giorno, per sentire il giogo del vangelo sulle nostre scelte.

2 Comments

  • Commento al Vangelo del giorno di giovedì 19 luglio 2018 - Paolo Curtaz -, 18 Luglio 2018 @ 19:31 Reply

    […] Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog […]

  • paola, 19 Luglio 2018 @ 13:20 Reply

    ” Chiara”le chiede, “ma è veramente dolce questo giogo, questa croce, come dice Gesù?”.
    E Chiara sorridendo, con un filo di voce, volgendo il suo sguardo dal tabernacolo al marito, gli risponde:”Sì, Enrico, è molto dolce”. Davvero Gesù non li ha ingannati. La direzione è quella giusta. Enrico manda un sms agli amici:”Le lampade sono accese.
    Aspettiamo lo sposo”.

    Dal libro “Siamo nati e non moriremo mai più”
    storia di Chiara Corbella Petrillo

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