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In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Mc 16,15-20

In questo tempo pasquale celebriamo la festa di uno degli evangelisti, Marco, che ha “inventato” il genere letterario del vangelo. Ispirato dallo Spirito Santo, ha permesso a noi di conoscere l’annuncio dopo duemila anni!

Il vangelo di Marco ha avuto una storia piuttosto intricata. Pensate che non è stato considerato per più di cinque secoli! La ragione è molto semplice: con le approssimative conoscenze dei primi secoli si pensava erroneamente che Marco fosse un riassunto mal fatto di Matteo che, in effetti, ancora oggi, nei nostri vangeli è messo per primo. Così, per lunghissimi secoli, fino all’Ottocento, Marco non ha avuto l’onore che gli spetta. Nuovi criteri esegetici hanno permesso di stabilire ciò che ora è certo: Marco è stato il primo a scrivere un vangelo, probabilmente prima dell’anno ’70, destinandolo ad una comunità di pagani convertiti, forse a Roma. La tradizione ci dice che l’autore è quel giovane Giovanni Marco, adolescente, che a Gerusalemme viene coinvolto nella straordinaria avventura del Nazareno. Forse proprio nel podere dei suoi genitori al Getsemani Gesù vive le sue ultime drammatiche ore di vita, certamente casa sua a Gerusalemme diventerà un punto di riferimento per la comunità primitiva. La tradizione ci dice che dietro Marco c’è l’apostolo Pietro, fonte e ispiratore del libretto che tanto ci è diventato prezioso. Grazie Marco!

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