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Sogno un papa che convochi un concilio
non un terzo Vaticano
ma un secondo Gerosolimitano
per de-religionalizzare la Chiesa
o almeno de-clericalizzarla
in senso cristiano
o almeno de-occidentalizzarla
in senso cattolico
o almeno de-romanizzarla
in senso evangelico
o almeno de-curializzarla
in senso etimologicamente apostolico
o almeno per capre una cosa banale:
il mondo è tutto “mondo”:
bene o male
è servire o dominare.

Così Silvano Fausti nel suo ultimo libro, Sogni allergie benedizioni, edito dalla San Paolo, che mi ha fatto scoprire un lato di sé diverso da quello emerso dai poderosi lavori di commento alla Scrittura che uso con affetto. Un gesuita e un biblista atipici, con quei commentari evangelici nati dal confronto con le comunità, fatti uscire dalla polvere accademica delle biblioteche cui eravamo abituati.
Da quella piccola autobiografia emerge un uomo sanamente inquieto, un credente e un prete innamorato della Parola e profetico: con la “sua” Villa Pizzone, sogno comunitario del post-Concilio, con i suoi incontri nell’Africa devastata dalla guerra civile, con le sue pagine provocatorie e cattolicissime.
Don Silvano ha nutrito la fame di Parola di migliaia di persone, me compreso, senza mai finire sul proscenio della fama ufficiale, cosa che mai avrebbe voluto.

Un grande dono per la Chiesa, un grande segno dell’affetto di Dio.
Ora, alla chetichella, è andato incontro allo Sposo.
In Fausta memoria.

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