Martedì i cardinali entreranno nella cappella Sistina, simbolicamente chiusa a chiave per mantenerli nell’assoluta riservatezza e lontani da ogni pressione (fino a non molti conclavi fa alcuni stati avevano diritto di veto sulle nomine!) per scegliere in coscienza il successore di Pietro, il vescovo di Roma.
Deve fare un certo effetto radunarsi e decidere sotto lo sguardo del Cristo del Giudizio Universale del Michelagnolo e, soprattutto, sapendo quanta attesa c’è nel mondo riguardo a questa scelta!
Scelta, devo dire, infarcita di pronostici e di sottili ragionamenti in questi ultimi giorni, di pareri di autorevoli vaticanisti e altre amenità del genere. Siamo onesti: un Conclave è un evento mediatico che mischia esotismo, vecchie ritualità e strane logiche e non può non far gola ad una società che ha fatto della curiosità il proprio motore cognitivo a scapito, occorre ammetterlo, di una certa profondità.
E le previsioni argute si basano, ovviamente, su molti parametri: età, formazione, piglio pastorale, gradimento dei diversi episcopati… Tutte cose vere e sacrosante, visto che la scelta passa pur sempre attraverso il discernimento concreto portato avanti dai successori degli apostoli ma che, comunque, non tiene mai conto dell’elemento sorpresa: il grande destabilizzatore, lo Spirito Santo che negli ultimi decenni sembra avere preso sul serio la preghiera dei fedeli: un papa messo come tappabuchi indisse un Concilio, il suo successore lo finì con forza nonostante la sua fragilità, poi la parentesi del simpatico venexiano che aprì la strada al terremoto polacco. Non ultimo il teologo bavarese, all’apparenza timido e riservato, nei fatti portatore di grande novità e di determinazione ferrea, ha spiazzato tutti ricordando che il Papa non è una carica umana ma un servizio che si può anche restituire alla Chiesa. Insomma: le persone giuste al momento giusto.
E anche nella storia della Chiesa quando i Papi si tapparono gli orecchi (penso al difficile momento del medioevo) lo Spirito rimediò mandando san Francesco e san Domenico a fare il lavoro…
Da qui nasce la fiducia che chiunque verrà saprà aiutare i fratelli a raggiungere l’altra riva.
La fiducia tutta cristiana di sapere che Cristo non abbandona mai la sua Chiesa e che noi discepoli siamo sempre un passo indietro rispetto alla sua iniziativa.
Tant’è: a breve avremo un Papa.
Io, probabilmente, sarò a Gerusalemme e da lì pregherò per lui.
Italiano, americano, africano, filippino; giovane o anziano, curiale o pastoralista, conservatore o riformatore, pregherò per lui.
Chiunque sarà, sono contento di fare un pezzo di strada con lui e con voi.
Lasciamo al mondo le classifiche, le catalogazioni, i giudizi.
L’essenziale è che sia un credente.
Perché, come diceva un vecchio prete valdostano, chiunque sarà eletto come Papa non ci impedirà certo di diventare santi!
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