Iniziamo allora la lettura del vangelo di Marco. Dopo avere accennato al ministero del Battista, Marco in un riassunto spiega l’attività di Gesù:
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (1,14-25)
Marco ci dice hce Gesù annuncia il vangelo: chiama i discepoli, insegna con autorità nella sinagoga, guarisce un indemoniato, va alla casa di Pietro, riprende a guarire, di notte prega, va nei dintorni di Tiberiade a predicare… E’ la giornata ‘tipo’ del Messia, il programma di vita che illustra in maniera esemplare l’attività di annuncio del Regno. Vogliamo seguire passo passo l’attività frenetica di Gesù.
“Gesù disse loro: ‘Seguitemi, vi farò pescatori di uomini’. E subito, lasciate le reti, lo seguirono” (1,17-18)
La giornata di Gesù inizia con la chiamata dei primi quattro discepoli. La prima cosa che Gesù fa per annunciare il Regno è il gesto di chiamare, il gesto di individuare alcune persone e invitarle a seguirlo. Che bella cosa, questa! Notiamo la diversità di questo Rabbì Gesù. Abitualmente è il discepolo che si sceglie il Maestro, che lo individua, che ne resta affascinato. Qui è l’esatto contrario: è Gesù che sceglie, e non ammette ritardi. Bisogna seguirlo subito, non indugiare, abbandonare le reti. Per seguire Gesù bisogna lasciare le nostre reti, le cose che ci legano, che ci imprigionano. Può essere la disistima nei nostri confronti, qualche situazione di sofferenza, il peccato. Cosa ci lega e ci impedisce di seguire liberi il Signore Gesù? Cosa ci obbliga, non ci lascia liberi? Quale laccio non riusciamo a sciogliere?
Gesù non ammette ritardi, passa e chiama, ma non ammette ritardi. Perciò Sant’Agostino diceva: “temo il Signore che passa”, ho paura che il Signore mi chiami e io non me ne accorga, preso come sono dalle mille cose, dalle mille ansie, anche apostoliche, che possono diventare una rete inestricabile che mi imprigiona e non mi lascia veramente incontrare Dio. Questa pagina ci ricorda una cosa fondamentale: l’iniziativa è sempre di Dio, è lui e solo lui che ci viene incontro. Noi cerchiamo colui che ci cerca. E’ la grande novità del cristianesimo che, paradossalmente, non può neanche essere definito una ‘religione’. Mi spiego. Normalmente ‘religione’ indica l’atteggiamento dell’uomo nella ricerca di Dio, lo sforzo dell’umanità nella ricerca della divinità. Qui non è così: è Dio che ci viene incontro, è sua l’iniziativa. Noi, nello stupore, possiamo solo rispondere. Questa è la prima buona notizia di cui ci accennava Marco: un Dio che parte per primo, prende l’iniziativa e ci viene incontro.
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