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In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Lc 9,7-9

È stato fatto fuori, Giovanni Battista, lo sa bene Erode Antipa, il peggiore fra i figli del re Erode. Governa con pugno di ferro il suo piccolo regno di Giudea, al punto che Roma dovrà intervenire e togliergli ogni potere, mandandolo in esilio nelle Gallie. Davanti ad un problema ha imparato a reagire con severità e violenza, semplicemente eliminandolo con la forza. Così è successo col povero Giovanni Battista. Ora, però, sembra sorgere un problema maggiore, un galileo che predica l’avvento di un nuovo Regno d’Israele. Che guaio. È sempre così, il potere arrogante, non sa uscire dalla sua ristretta prospettiva, dalla sua logica politica, dalle sue piccole certezze. Misura tutto con il proprio metro, anche la fede, anche la religione. Crede si sapere, di dirigere, di controllare e, invece, non sa proprio un bel nulla… Povero Erode, malvagio dittatore, ricordato solo per avere ucciso il più grande profeta di tutti i tempi, lui, che pensava di essere famoso, di contare, di incutere timore. Grande logica di Dio, che spiazza le nostre piccole certezze, che ricorda a coloro che hanno potere e responsabilità che essi non sono nulla, se non sono a servizio del Regno!

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