Il nostro mondo ha abbandonato la morale per finire in uno sconfinato e delirante moralismo. Leggevo tempo fa due dati che ho incrociato: pare che in televisione ci siano, sommando tutte le trasmissioni, ben tredici ore quotidiane di gossip (che una volta, meno ipocritamente si chiamava “pettegolezzo”) e sull’ultimo numero di “Riza psicosomatica” (rivista di psicologia divulgativa discreta) un’indagine su un campione di mille utenti metteva alla gogna i rapporti famigliari, definiti per sette intervistati su dieci fasulli e fonte di tensione. In quest’indagine emergeva che la maggioranza dei delusi accusavano i genitori di non accettare il proprio partner e di rinfacciare l’affetto donato.
Insomma, due piccoli segnali di un pericolosissimo atteggiamento sempre più diffuso: il moralismo, appunto.
La cosa assurda è che molte persone attribuiscono il moralismo ad un atteggiamento religioso, come se la causa di questo clima di giudizio e di sospetto fosse il cristianesimo! Vorrei pubblicamente smentire tale perniciosa affermazione: il moralismo è proprio la morale senza Dio.
Il cristianesimo non è seguire una legge, ma amare una persona e l’amore,si concretizza in una serie di atteggiamenti vissuti come naturali. L’uomo vecchio è sempre presente in noi e abbiamo bisogno di vegliare per non addormentarci, per mantenere in tensione costruttiva il nostro rapporto con Dio.
Se sono innamoratissimo di una ragazza non mi passa neanche per la testa di tradirla! Se ciò accade, dopo diversi anni, non devo sforzarmi di non farlo, ma investire nella riscoperta del rapporto fra noi due!
Non sono cristiano perché osservo scrupolosamente una serie di regole ma perché, avendo incontrato la novità di Dio in Gesù, la mia vita è cambiata. La santità non consiste nel non peccare (quanto è lontano dalla Bibbia questo atteggiamento!) ma nell’amare molto. La morale diventa il modo concreto di manifestare l’amore, l’individuazione di un percorso che mi permette di vivere fino in fondo la mia umanità.
La Scrittura non dice: “Tu devi”, ma: “Tu sei in grado, tu puoi, tu sei reso capace”.
Ho visto fratelli e sorelle massacrati dalla vita, vivere in un fragile equilibrio fra le proprie frustrazioni e le proprie rabbie risorgere dopo avere incontrato Cristo. I buchi restano, e fanno male, ma il cuore, nonostante tutto, è libero.
Il cuore della morale è il cuore di Dio, è l’osservanza ad un progetto che mi realizza, non la fedeltà ad una norma che mi premia davanti all’autorità divina. E, ricordiamocelo sempre, nel Vangelo la misericordia ha sempre la meglio del giudizio. Gesù, pur non lesinando parole di fuoco quando necessario, ha sempre versato unguento e balsamo a chi con onestà riconosceva il proprio limite, dicendo che la perfezione di Dio da imitare è la misericordia.
Il moralismo, invece, si appella con ferocia ad una presunta giustizia da rispettare, ad un ordine di cose costituito che solo marginalmente ha a che fare con Dio. Il “gossip” indica le debolezze di uomini di spettacolo quasi a svelarne le fragilità per farci sentire migliori. L’idea che soggiace a questo sconcertante sport nazionale è: “Anche quelli che ci vengono proposti come modelli sono come noi, anzi: peggio”. Peggio nella vita affettiva, peggio negli insulti degli pseudo programmi-verità dove qualche imbecille in cerca di notorietà viene messo in contesti estremi (un’isola, una casa) per esasperarne le dinamiche psicologiche. Un massacro, un segno di decadentismo culturale che fa del male alla nostra società, tirando fuori da loro e da noi tutto il peggio. E non mi si venga a dire che questo atteggiamento colpisce le fasce culturalmente inferiori! Andate a sbirciare nei saloni di bellezza e di coiffure da cento euro a botta che riviste ci sono in sala d’attesa…
Il moralismo è la morale senza Dio, fa finta di appellarsi alla giustizia e in realtà tira verso il basso l’onore e la dignità degli altri. Come argutamente diceva un Vescovo italiano: “Non è vero che il nostro paese ha smarrito il senso del peccato. Ha benissimo in mente il senso del peccato. Quello degli altri”.
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