Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Il vangelo feriale di oggi è uno di quelli che porto più caro nel cuore, sperando che in qualche modo la continua meditazione della Parola sradichi il gelso delle mie paure e della mia testardaggine. Il fatto che Pietro e gli altri si accorgano della poca fede è già un buon punto di partenza: quando uno scopre in sé la fede il rischio è di pensare che la strada sia tutta in discesa. La fede non è che il primo momento di un percorso, credere che il Signore che ho incontrato è colui che può dare senso alla mia vita, inserirla in un contesto più ampio. Ma, pur nella fede, le cose che non capiamo o l’esperienza del nostro limite o le prove della vita (una malattia, ad esempio), mettono a dura prova la fede: Dio è davvero così buono come ho intuito? Ma allora perché non riesco a superare questo momento tragico della vita? Il fatto che gli apostoli, pur avendo Gesù lì con loro!, si rendano conto che la propria fede ancora vacilla mi rasserena: se ho dubbi di fede, se vacillo, pur avendo Gesù al mio fianco, sono anch’io sulla buona strada. La consapevolezza dell’assenza diventa invocazione e preghiera: solo Dio può aumentare la nostra fede, ma sta a noi essere disponibili al progetto di Dio. Affidare al Signore la propria vita significa lasciarla indirizzare, ispirarla profondamente ai valori del Vangelo, orientarla verso il Regno. Allora, anche nel momento dello sconforto, la preghiera che sale, quella che chiede di aumentare la fede, già indica che questa fede esiste. E può ancora crescere.
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