Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso».
E’ talmente forte il disprezzo del dottore della legge verso i samaritani che non osa neppure pronunciarne il nome. Il dottore della Legge conosce la fede, è esperto in comandamenti, ma fuori dal suo piccolo mondo interiore e fuori dalle sue certezze non sa come muoversi, perde di vista l’essenziale, vede solo le ragioni del sacerdote e del levita, preoccupati di non contaminarsi o di non finire nei guai. Il samaritano, invece, osa. Osa amare il prossimo, chi gli capita vicino, senza farsi troppi giri di testa, con prudenza e senso pratico, Gesù chiede di amare chi è vicino, senza immaginare amori ideali, impossibili, probabili. Parlo per me: non c’è niente di peggio dell’amare il prossimo: tua madre, tua moglie, i tuoi vicini, quelli che vorresti essere non “prossimi” ma leggermente più lontani! E’ consolante sapere che il Signore propone questa verità come un obiettivo da raggiungere: “amerai”. Ci vuole tutta la vita per imparare ad amare, e questo avviene anche attraverso comprensibili fallimenti e difficoltà. Mettiamoci alla scuola del Maestro che ci insegni ad amare.
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