In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Gv 16,5-11
Certo che non è facile. Non è facile credere, essere testimoni, essere credibili, essere discepoli sul serio. Non solo qualche volta all’anno o nelle nostre chiese che diventano dei nidi rassicuranti. Certo, avete ragione: stiamo vivendo tempi in cui essere cristiani richiede tempra, in cui nessuno applaude se si vivono sul serio i valori del vangelo. A tempi duri il Signore chiede cristiani forti, motivati, determinati. Pacifici e pacificati ma non arrendevoli o omologati alla feroce logica del mondo. Lo Spirito ci sostiene nella lotta contro la tenebra e il male che portiamo in noi e che vediamo intorno a noi. Ed è lo Spirito che spalanca lo sguardo interiore, che permette agli uomini, a noi, di vedere il peccato che è il rifiuto di Cristo, e di riconoscere Gesù come l’inviato nel mondo e di leggere nelle vicende del mondo il dispiegamento della misericordia di Dio. Ci vuole fede, e tanta, per vedere nell’intricata e sanguinosa vicenda umana la tenerezza di Dio e solo lo Spirito ci permette di rintracciare il vero senso del dispiegarsi della storia. Invochiamo con fede il dono del Paraclito.
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