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Il paese è uno di quelli della Bassa Padana. Una strada provinciale, una chiesa, il municipio di inizio Novecento, le case allineate. Il parroco che ci ha invitato qui per lo spettacolo, anima bella e sensibile, sorride, ricordando la sua prima impressione: “mancavano solo i cespugli rotolanti come nei film del Far West”. Siamo qui per le prove, il nostro piccolo spettacolo comincia a prenderci tanto.

Pausa panino poi si riprende.

La scelta è semplice: c’è un unico locale in paese. Un piccolo dehors, un bancone, forse sei tavoli. Entrando c’è una musica assordante, una decina di avventori, tutti uomini sulla trenta/quarantina, due bariste carine. Sul balcone molti stuzzichini, stile happy hours, ma la movida milanese da qui dista duecento chilometri. Alzo la voce e chiedo se si possono avere dei panini. Piadine sì, e i salumi sono limitati. Ci accomodiamo, non c’è scelta. Solo un panino e via.

Sembra di essere in discoteca, meglio, nella discoteca che frequentavo negli anni ottanta. Musica a palla, latina, mi sembra. Enrico, musicista raffinato e tuttologo fa qualche battuta, sconfortato, Aglaia è sconcertata, Diego, il tecnico, se la fa andare bene.

Non riusciamo a dirci niente, ovviamente, se non urlando. Ridiamo. Alle pareti un’improbabile bacheca con insulti vari. Mi accorgo che alcuni clienti sono visibilmente ubriachi di Prosecco, cercano di fare battute, immagino seduttive, alle bariste truccate.

Resisto il tempo del panino, mangiato con un certa fretta.

Esco a respirare la fredda aria invernale. Mi lascio accarezzare dal sole.

Devo essermi proprio tanto orsizzato in questi anni. Solitudine, silenzio e luce mi hanno cambiato radicalmente, non ho resistito un quarto d’ora.

Poi il pensiero si allarga: rivedo i volti dei presenti. Non so se tristi o storditi, o cos’altro. Un aperitivo di sabato in un paesino di tremila abitanti, ci sta. Una specie di brutta copia dei locali modaioli, ma senza design o musica raffinata. Ma si fa così, quindi lo facciamo anche noi, anche senza potersi parlare, anche bevendo a digiuno, anche mangiando improbabili stuzzichini da supermercato. Non si lavora oggi, bisogna pur fare qualcosa per riempire questo sabato invernale in mezzo alla pianura.

Eccola qui l’umanità vera. Eccola qui.

Sorrido. Lancio una preghiera in cuor mio. Un po’ da carbonaro nella fede.

Siate Benedetti, accogliete l’inquietudine che vi spinge a cercare. Leck leckà.

Mi raggiungono gli amici. Si torna al teatro.

2 Comments

  • Adriana, 4 Febbraio 2019 @ 08:35 Reply

    La pubblicità dell’oroscopo di baba vanga centra qualcosa nella tua riflessione Paolo? Come mai?
    Questo tipo di pubblicità non ci sta bene, o io non ho capito niente?

    • Paolo, 8 Febbraio 2019 @ 16:55 Reply

      Ovviamente non sono io che scelgo la pubblicità

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