Ha una piccola parrocchia in Puglia. Mi ha raggiunto quando ha saputo degli esercizi fatti ai Camilliani, a Bicchianico. Mi racconta un po’ di sé.
“Sai, abbiamo in parrocchia un “centro di accoglienza”, una villa in disuso che qualcuno, con astuzia, ha riconvertito per accogliere i migranti. In una stanza normale hanno piazzato quattro letti a castello… La gente all’inizio era diffidente, poi ha visto questi ragazzi, secchi come una quaresima, girare per il paese. E alcuni hanno iniziato a frequentare la Messa. Solo che non sanno una parola di italiano. Allora ho pensato di fare una piccola cosa che potesse aiutarli: mi preparo la predica, la scrivo, poi la faccio tradurre in inglese da un parrocchiano e gliela lascio. La prima volta erano stupiti, poi hanno capito e non la smettevano di ringraziare!”
E’ contento, tanto, piccole gioie da prete, sempre più rare.
Ne so qualcosa da quando, da dieci anni, giro l’Italia e l’Europa. Ho visto quanto smarrimento, quanta fatica, quanta sofferenza abita il cuore dei preti, soprattutto di quelli più innamorati del Vangelo.
Continua.
“Così ho ottenuto tre benefici straordinari: mi obbligo a prepararmi la predica e fa bene a me, i parrocchiani se ne sono accorti e fa bene e a loro, questi fratelli nella fede hanno avvertito un po’ di calore e si sono incoraggiati”
Piccole parabole.
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