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In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. 
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Mt 8,18-22

Gesù ci ha detto di essere disposto a morire per annunciare il vero volto del Padre e, nel racconto di Luca, ha iniziato la salita verso Gerusalemme, incamminandosi con sguardo risoluto, indurendo il suo volto. E questa stessa forza chiede ai discepoli, senza compromessi, senza cedimenti. Per seguire Gesù dobbiamo rispettare due esigenze: la prima è quella di non volere una tana, una cuccia, come se la fede fosse una fuga dal mondo brutto, sporco e cattivo che non ci capisce. Quante volte, nelle nostre comunità, ci sono fratelli e sorelle che sono lì perché troppo intimoriti dal mondo che sta loro attorno! Quante volte frequentiamo la comunità per trovare una protezione, un ambiente che ci possa capire e supportare! Dobbiamo stare attenti, però: Gesù non ha dove posare il capo e, oltre alla certezza di essere amati dal Padre, dobbiamo abituarci all’idea che la vita di fede è un percorso accidentato. Secondariamente Gesù chiede ai suoi discepoli di staccarsi dai legami famigliari, dalla logica del clan che, ancora oggi, spesso prevale. Seguire Gesù è più del più grande affetto che possiamo vivere.

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