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23 marzo

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Gv 10,31-42

Non ci mancano le ragioni per lapidare qualcuno. Siamo così abituati a dividere il mondo in amici e nemici (nel calcio, nella politica, nel condominio…) da immaginare che sia davvero così, che inevitabilmente il mondo sia destinato alla contrapposizione perpetua. E questa logica contagia anche le nostre relazioni di fede, i nostri rapporti spirituali. Chi è conservatore, chi progressista, chi tifa per questo papa, chi per quello di prima, chi preferisce la messa in rito antico, chi la aborrisce… Logiche mondane che contagiano la nostra fede, che avvelenano le nostre relazioni, che umiliano il grande progetto di Dio su di noi. Gesù, frastornato da tanta veemenza, chiede garbatamente ragione di tanto odio. Per quali opere buone stanno per lapidarlo? Non per le opere (difficile dire che non siano buone!) ma per la pretesa del Signore di essere figlio di Dio. E noi, per quali ragioni passiamo il tempo a brandire pietre, sul lavoro, in famiglia, in parrocchia? Non per le opere, certo, ma per ragioni di principio, sempre. E se, invece, guardassimo alle opere? Ai frutti per decidere se l’albero che li produce è buono o malvagio?

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