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Sento il bisogno di isolarmi, di partecipare ad una celebrazione tranquilla, semplice, senza effetti speciali, senza grandi predicatori, senza folle plaudenti. Salgo in montagna in una piccola parrocchia: qui si celebra la Messa in Coena Domini che raggruppa quattro piccole comunità.

D’estate c’è un po’ di turismo ma qui, ora, solo la gente del posto.

Il parroco ha fatto venire i bambini del catechismo e le loro mamme. C’è anche la piccola cantoria inter-parrocchiale che canta dignitosamente senza accompagnamento. Si fa quel che si può.

Eccomi. Appena entro in chiesa mi sale l’emozione. 

Penso a quella sera, a quella notte. Alle donne affaccendate nel preparare la cena, al trambusto, al sorriso mesto del Signore. Così non mi disturba affatto il clima rilassato dei presenti, le chiacchiere, le ultime prove di canto. Il parroco, tenero, ha acceso il riscaldamento, c’è un bel clima tiepido.

Inizia la celebrazione. Semplice, quasi dimessa. 

Una mamma porta un secchio con l’acqua calda e la lavanda ai pochi bimbi presenti che ridacchiano è fatta con un catino di plastica. Nessuna solennità, nessuna afflato mistico, è tutto così vero.

Le emozioni ora debordano.

Penso a quei gesti, ripetuti, in questi giorni, in migliaia, in decina di migliaia di comunità. Nelle grandi Cattedrali, nelle celebrazioni solenni e pompose, nei chiesoni anonimi delle periferie, nelle chiese delle piccole comunità.

Quel gesto, quella cena. E poi le vie crucis. E la veglia pasquale.

Siamo alla fine della celebrazione, la piccola cantoria intona un dignitoso “Tantum Ergo”.

Ora Gesù è solo. Solo nelle sue scelte. Solo nel dramma di donare la propria vita quando, apparentemente, tutti fuggono. E gli parlo, lo consolo, in silenzio.

No, non sei solo, Signore.

Guarda quanto sei amato. Nella povertà di ciò che siamo. Nella piccolezza delle nostre celebrazioni. Nel limite che ci fa sempre inciampare.

Non è inutile il tuo sacrificio, non è persa la tua morte.

Siamo qui, amatissimo Signore. Qui grazie a te.

5 Comments

  • Tania, 14 Aprile 2017 @ 09:33 Reply

    Buongiorno. Mi potrebbe dare una mano a fare chiarezza? L’altro giorno sul web mi sono imbattuta in un biblista che ha affermato che Gesù non è morto per i nostri peccati ma solo per le questioni politiche e religiose del tempo . Da un lato, ho apprezzato questo spunto ma dall’altro mi ha messo confusione. Ho molta stima in lei, per cui mi farebbe piacere capire meglio. Grazie e buona giornata ?

    • Paolo, 14 Aprile 2017 @ 09:51 Reply

      Sono due livelli diversi: se devo dare una spiegazione sociologica e politica della morte di Gesù evidentemente non posso che affermare quanto ha detto. Quando ne dò una chiave di fede, allora vedo in quella morte un’azione di salvezza. Due piani che possiamo accogliere. Anche nella nostra vita ci sono gli eventi (ho avuto un incidente in auto, ad esempio) la lettura che ne diamo (sono troppo stanco e distratto, devo riposarmi) e l’interpretazione (adesso apprezzo di più le cose che ho, ho imparato molto!)

  • Tania, 14 Aprile 2017 @ 11:43 Reply

    Grazie. Ora mi e’ più chiaro! ?

  • Rafael, 14 Aprile 2017 @ 20:10 Reply

    Dio permette le circostanze per realizzare il Suo Disegno…!
    Gesù, per portare a compimento il Disegno di Salvezza, beve il Suo Calice in obbedienza al Pdare, anche se, dal punto di vista umano, è voluto dal potere politico e religioso. Nessuno, neppure i Suoi Discepoli, ha mosso un dito per difenderLo, perché il Suo Regno non è di questo mondo…
    Ora tutto è compiuto! E la Salvezza è qui, alla portata di tutti quelli che vogliono far parte di questo Disegno di Salvezza. A costoro Egli dirà: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso”!
    Felice Pasqua di Risurrezione ?

  • Tania, 15 Aprile 2017 @ 00:54 Reply

    Ricambio l’augurio! ?

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