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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». Mt 6,1-6.16-18

Inizia oggi il periodo di quaresima: quaranta giorni in cui siamo invitati a ripensare la nostra vita di fede, a verificare la nostra adesione a Cristo, per andare all’essenziale. E lo facciamo con l’austero segno dell’imposizione delle ceneri.

Quaranta giorni all’anno, non molti, ad essere sinceri. Ma sufficienti, se vissuti con verità. Quaranta giorni per prepararci ancora una volta allo stupore della Pasqua, quaranta giorni per ritrovare il bandolo della matassa di una vita troppo spesso travolta dalle cose da fare, delle preoccupazioni infinite che la crisi economica sembra amplificare all’infinito… Quaranta giorni per fare argine, per costruire o ricostruire una diga contro la dittatura delle cose da fare, dell’efficienza a tutti i costi, della produttività. Quaranta giorni da vivere con gioia interiore, andando all’essenziale, per vivificarsi, non per mortificarsi, per ridare ossigeno alla fiamma della fede che sembra continuamente spegnersi. E oggi, nella chiesa latina, iniziamo questo cammino ridando proporzione alle cose che facciamo. Davanti a quel segno così antipatico, l’imposizione delle ceneri, ci ricordiamo che fra cento anni di noi non ci sarà più nulla. Vale la pena, allora, affannarsi così tanto intorno a cose che non servono? Il tempo di crisi, se non altro, ha il vantaggio di ricordare a tutti chi e che cosa vale veramente nella nostra vita. Ripartiamo dall’essenziale.

1 Comment

  • Lidia, 2 Marzo 2017 @ 01:32 Reply

    “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor6,2)
    Il tempo liturgico della Quaresima è un’occasione in cui tempo ed eternità si toccano, momento favorevole per eccellenza tempo di grazia nel quale Dio si offre a noi nel suo ricorrere annuale, che proprio per la sua ripetizione diventa una sorta di immagine e di segno, un sacramento di eternità. Più tempo per la preghiera, meno cibi terreni e più fame di quello che esce dalla bocca di Dio, uno spazio più ampio per la preghiera e la solitudine, se davvero lo desideriamo e siamo pronti ad accettare l’offerta della grazia. Essa ci viene fatta nel segreto invisibile del cuore, là dove il Padre vede , agisce e senza sosta si dona a noi, se davvero lo desideriamo. (André Louf)

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