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Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono

Così esordisce il biglietto che san Paolo, ormai consumato dagli anni, indirizza a Filemone, rimandandogli indietro Onesimo, un suo schiavo che è fuggito e si è rifugiato dall’apostolo.

Paolo sa bene che Onesimo rischia la pelle e, saggiamente, lo rimanda indietro con quel biglietto in cui convince Filemone a trattare lo schiavo con misericordia, Paolo ne fa una questione personale.

Mi ha colpito moltissimo, durante la celebrazione dell’eucarestia, quell’incipit.

Ti esorto così come sono.

Non si fa bello, non vuole apparire, non vuole far leva sui sentimenti o sull’autorità. Potrebbe, è alla fine di un incredibile percorso di fede. Invece no, non ha paura di esordire mettendo le mani avanti, è vecchio, fa quel che può.

E’ stanco e consumato. Ma esorta.

Imparassimo da san Paolo a raccontare il Vangelo così come siamo.

Senza aspettare di essere migliori o puri, o coerenti. 

Farlo e basta.

4 Comments

  • Federica, 3 Settembre 2016 @ 21:05 Reply

    Il Vangelo, la Parola, devono essere incarnati, carne della propria carne; e allora non ci sarà difficile diffondere il Vangelo, parlare della Parola naturalmente, così come siamo appunto; in qualsiasi condizione, ma intrisi di Cristo.
    Shalom ?

    • francesco, 5 Settembre 2016 @ 23:22 Reply

      Il dominus aveva il diritto di proprieta’ sul servus.
      Saulo (da Tarso) ancora oggi stenderebbe a farsi comprendere con la sua lettera di esoratazione a Filemone dove, in sintesi, chiede di considerare un servus alla pari di un qualsiasi uomo, libero, del tempo. Concetto, difficilmente attuabile ai tempi di Nerone e ancora, del tutto non comprensibile ai nostri tempi, visto le numerose forme di schiavitu’ esistenti.
      Adesso , ad esempio , il nostro Papa ci esorta, attraverso piu’ mezzi di comunicazione, a liberarci del conetto di servus, esistente nelle sue varie forme, che corrode l’umanita’.

  • alice, 4 Settembre 2016 @ 09:59 Reply

    Liberante essere così come siamo e prigionieri di Cristo Gesù. Perché entro i Suoi limiti troviamo il nostro tutto e possiamo donare certamente non la perfezione ma sicuramente il meglio di noi!
    Ciao Paolo

    • Federica, 4 Settembre 2016 @ 11:05 Reply

      Bello ciò che dici, ma essere liberi di scegliere di essere prigionieri di Cristo… già la parola prigionieri mi dà la sensazione di mancanza di libertà, perché, dal mio punto di vista, Cristo Gesù ci vuole liberi anche nell’Amore; carne della stessa carne, per me, è Amare alla pari, Amare e Amarlo così come Lui ci ama, senza schiavitù e senza alcuna forma di prigionia; altrimenti non sarebbe amore, ma sottomissione. Dio ci vuole liberi, davanti a Lui e davanti al mondo!
      Shalom ?

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