Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono
Così esordisce il biglietto che san Paolo, ormai consumato dagli anni, indirizza a Filemone, rimandandogli indietro Onesimo, un suo schiavo che è fuggito e si è rifugiato dall’apostolo.
Paolo sa bene che Onesimo rischia la pelle e, saggiamente, lo rimanda indietro con quel biglietto in cui convince Filemone a trattare lo schiavo con misericordia, Paolo ne fa una questione personale.
Mi ha colpito moltissimo, durante la celebrazione dell’eucarestia, quell’incipit.
Ti esorto così come sono.
Non si fa bello, non vuole apparire, non vuole far leva sui sentimenti o sull’autorità. Potrebbe, è alla fine di un incredibile percorso di fede. Invece no, non ha paura di esordire mettendo le mani avanti, è vecchio, fa quel che può.
E’ stanco e consumato. Ma esorta.
Imparassimo da san Paolo a raccontare il Vangelo così come siamo.
Senza aspettare di essere migliori o puri, o coerenti.
Farlo e basta.
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