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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». 
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». 

Non serve l’apparenza per incontrare Dio, neppure quella santa. I più devoti, i religiosi, i sacerdoti, nonostante la loro cultura, la loro conoscenza, la loro pratica religiosa, non hanno riconosciuto il Battista, figuriamoci il Signore! La spiegazione, secondo Gesù, è in un cuore che non sa fidarsi, che non sa stupirsi, che è talmente convinto delle proprie posizioni da non mettersi in discussione. E da diventare falso, santamente. Come il figlio che vuole fare il bravo ragazzo, apparire santo davanti al Padre, così i farisei e i sadducei pensano solo a presentarsi giusti davanti a Dio che non conoscono veramente. L’altro fratello, invece, duro e tagliente, che manifesta la sua insofferenza agli ordini del Padre, è capace, con i fatti, di convincersi ad andare almeno qualche ora a lavorare nella vigna. Attenti, amici lettori, noi avvezzi al sacro, bazzicatori di sacrestie, professionisti della fede a non commettere lo stesso errore, a non pararci dietro ai taccuini su cui annotiamo le nostre buone azioni, alle nostre rinunce quaresimali, alla nostra stanca preghiera. Aneliamo a Cristo come hanno saputo fare gli ultimi, i perdenti, coloro che avevano perso tutto, e trovato Dio.

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