Di sangue. Chi la frequenta e la ama e prega per la pace (davvero sul serio, facendosene carico) sa bene il dolore che si prova nel leggere certe notizie, nel vedere certe immagini.
Israele è di nuovo (ma ha mai smesso?) travolta dalla spirale dell’odio. Odio di chi ha ucciso i tre ragazzi ebrei autostoppisti. Odio di chi, per rappresaglia, ha ucciso un ragazzo arabo dandogli fuoco. Odio di chi, la polizia israeliana, si è accanito contro suo cugino, riempiendolo di botte. Odio che trasuda dalle dichiarazioni degli arabi, esasperati da un tunnel da cui non si esce, stufi marci dell’attendismo del governo israeliano che continua a rimandare gli accordi e autorizza gli insediamenti israeliani. Odio che trasuda dai coloni israeliani, che dicono ai microfoni che l’unico arabo buono è un arabo morto.
Vado in Israele dal 2001. Ho visto un paese sempre più ferito, sempre più chiuso. Le persone, prese singolarmente, sanno bene che l’unica via d’uscita è la pace reale, due paesi confinanti che si rispettino in piena autonomia. Ma, alla fine, prevale il sentire comune, l’odio feroce.
Fa ancora più male pensando a quanto successo poche settimane fa nei giardini vaticani, complice la santa anarchia di Francesco. Ma quella preghiera fatta dai contendenti, oggi, pare travolta dal fumo nero dell’odio.
Non importa chi ha cominciato, importa chi vuole finire.
Continuo a pregare, in questi giorni. E a dolermi nell’intimo. So bene che la questione storica è complessa. So che ormai due generazioni di giovani sono nate, cresciute e invecchiate nella paura e nell’odio.
Stasera, sfogliano i quotidiani on-line, trovo un piccolo, timido barlume di speranza che voglio condividere con voi, per quel che vale.
Leggo che la madre di Neftali Frenkel, uno dei tre ragazzi rapiti e uccisi, ha condannato l’assassinio del ragazzo palestinese. «Se un ragazzo arabo è stato veramente ammazzato per motivi nazionalisti — ha detto — è una cosa orribile e scioccante. Non c’è differenza tra sangue e sangue. Non c’è giustificazione, espiazione né perdono per un omicidio».
14 Comments