Era sera, avevo appena chiuso la valigia: l’indomani sarei partito per Israele, col cuore sempre un po’ pesante nel lasciare il mio Jak che patisce la mia assenza. Stavo preparando cena quando apparve alla televisione quel volto rotondo, bonario, intenso. Ricordo il suo lungo, lunghissimo silenzio a guardare la folla plaudente. Poi le sue prime parole da Papa: “Fratelli e sorelle, buonasera!”.
Le emozioni di quei pochi minuti sono rimaste: l’insistenza sul ruolo di vescovo di Roma, la richiesta di preghiera alla folla, la benedizione, la coraggiosa scelta del nome del santo più imbarazzante della Chiesa cattolica, il Somigliantissimo a Cristo.
Partii per Israele col cuore leggero.
Oggi, alla vigilia di un nuovo viaggio, lo sento ancora tale.
Intendiamoci: la popolarità di Francesco in questo anno è cresciuta a dismisura ed è decisamente pericolosa: in un mondo che consuma i personaggi e vive di superficialità il rischio di uno stravolgimento della figura del papato esiste. Ma tant’è: Francesco ha diritto ad essere se stesso, il parroco della Chiesa, e il suo stile, perché di stile si tratta, la sostanza è immutata!, sta avvicinando molti al vangelo, primo passo per la riscoperta del volto di Dio.
Si è trattato di un bello scherzo dello Spirito Santo, un dono alla Chiesa travolta dal fango e dallo scandalo. Una vera primavera di cui godiamo tutti.
Voglio ricordarmi a cosa serve un papa:
non è un personaggio da copertina che rivoluziona la dottrina come alcuni, scioccamente pensano,
né un facilone che non prende posizione sui valori non negoziabili (“ogni valore è non negoziabile o non è un valore!” ci ha ricordato Francesco) come affermano gli atei devoti (non credenti che dicono al Papa coma fare il Papa, da ridere!),
né il salvatore della Patria, perché il Papa non è la Chiesa, ma è un figlio della Chiesa con un incarico particolare.
Ma un buon Padre, un garante dell’unità, un appassionato del vangelo lontano anni luce dai bizantinismi curiali, schietto e diretto, uomo di preghiera e di annuncio.
E la sua elezione rende ancora più trasparente e cristallina la scelta profetica di Benedetto, immenso e umile Papa che ha preferito andarsene visto che nessuno gli dava retta, azzerando di fatto la situazione.
Pietro resta, nell’uno e nell’altro, ricordando a me e a tutti che cosa è Chiesa, chi è Chiesa e che ogni (legittima) chiave di interpretazione umana non fa che svilire il vero volto del sogno di Dio.
Un anno.
Cerchiamo di essere all’altezza del dono di Dio che è Francesco.
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