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Si chiamano Alireza Mafiha e Mohammad Ali, sono iraniani, hanno vent’anni. Non importa quale colpa sia loro imputata. Pare furto. Reato punibile con la pena di morte. Punirne uno per educarne cento, sempre così hanno fatto i regimi. Poco importa cosa pensi la numerosa folla accorsa per la loro impiccagione pubblica. Poco importa che il Dio offeso sia Allah il misericordioso: anche Jeshua di Nazareth venne crocifisso per bestemmia. E numerosi uomini e donne bruciarono accusati dai discepoli del Nazareno, quindi noi cattolici abbiamo i nostri scheletri nell’armadio della storia. Quando l’uomo si arroga il diritto di uccidere un suo simile, appellandosi a Dio, è Dio a morire per primo.
Ma questa foto, rimbalzata su tutte le agenzie del mondo, scuote e impressiona: uno dei due ragazzi, travolto dalla paura, piange sconsolato sulla spalla del suo boia.
Tutto il giorno quell’immagine è stata dietro ogni mia azione.
Non so che dire.

Forse non c’è nulla da dire.
Solo piangere con quel Dio nel cui nome vengono ancora uccisi dei ragazzi.

Alireza Mafiha Mohammad Ali Sarvari

5 Comments

  • roberto, 23 Gennaio 2013 @ 16:02 Reply

    Il ragazzo piange sulla spalla del boia ma …
    la mano del boia si appoggia consolatoria sulla spalla del condannato
    E’ una foto forte che sconvolge
    anch’io non capisco, non so cosa pensare, non posso fare niente,
    ma quella mano sulla spalla per me è un piccolo forte segno di speranza

  • alexis, 23 Gennaio 2013 @ 18:52 Reply

    Grazie Paolo, questo post ha risvegliato in me ricordi dolrosi eppur densi di significato che possono essere d’aiuto per chi mi legge; della serie chi ha orecchi intenda.
    Sono certa che a Dio non piace la bestemmia, ma non si vendica per questa; come sono pur certa che il peccato se scontato sulla terra è meno doloroso che dopo il trapasso.
    Ora vado a raccontarvi un fatto veramente accaduto:
    Mio padre, che Dio l’abbia in Gloria, e anche di questo sono certa che “si”, uomo davvero giusto, un giorno del mese di febbraio non ricordo di quale anno ha deciso di voler potare il fico piantato nel piccolo giardino sottostante la mia casa; mia madre era lì ad incitarlo o a scendere, quando lui spazientito, per farla tacere, buttò una bestemmia contro Gesù. Io ero affacciata al balcone e a quella bestemmia sentii un tonfo al cuore da star male. Mia madre andò via ed io rientrai in casa, ma non erano passati cinque minuti quando sentii davvero un tonfo; mi riaffacciai e mio padre era lì per terra esamine. Prima di scendere a soccorrerlo mi rivolsi al Padre chiedendogli di non farlo morire così, di dargli la possibilità del pentimento e della rinascita. Una volta giù vidi che aveva la testa in un lago di sangue e lui non dava segni di vita; piansi e pregai quando all’improvviso si svegliò. Chiamato il mezzo di soccorso e portatolo in ospedale con grande meraviglia abbiamo potuto appurare che a parte qualche contusione nelle varie parti del corpo, non aveva nulla.
    Dio ha ascoltato la mia preghiera e gli ha dato la possibilità del pentimento; e quando è giunto il momento della sua rinascita ha potuto dire: “Eccomi, Signore, io vengo”.
    Non voglio incoraggiare gli uomini ad alzare la mano contro un altro uomo, Dio, il Dio di Gesù, Allah……(Dio lo chiamiamo in diversi modi ma il Signore Dio dell’Universo è uno solo) non vuole questo, non vuole nè vittime per la colpa nè carnefici, pregare per le colpe dei fratelli, questo si, lo vuole.
    Preghiamo dunque, perchè chi ha commesso la colpa possa con il cuore contrito ritrovare la grazia e ritornare con gioia a lodare il Signore (anche se non più in questo mondo).
    Preghiamo anche per coloro che per mestiere uccidono il fratello, affinchè anch’essi convertiti possano dire un giorno, come San Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

  • Stefano (Perugia), 23 Gennaio 2013 @ 21:59 Reply

    Il ragazzo piange, disperato. Istintivamente si appoggia alla spalla del suo carnefice. Quest’ultimo indossa una maschera nera in volto. Per nascondersi. Il boia è da sempre rappresentato con una maschera nera in volto. Quasi fosse un automa, un essere senza identità. Di boia nei film ne abbiamo visti rappresentati tanti, tutti meticolosi, professionali, asettici. Alcuni di loro praticano la giustizia, quella che ripaga i crimini togliendo di mezzo i criminali. Molti di noi invocano il boia ogni volta che il telegiornale riferisce di qualche brutta storia, quelle che spesso coinvolgono bambini o persone, comunque, innocenti. Di fronte a certe atrocità quella maschera nera mi si stampa nel cuore. Non avevo, però, mai visto il boia consolare chi sta per giustiziare.

    Mi chiedo cosa mai sia passato per la testa di quel solerte carnefice di Stato. Eppure quel gesto compassionevole non ha prodotto poi più di tanto effetto, visto che alcuni minuti dopo il corpo del povero ragazzo penzolava da una gru nel bel mezzo della piazza principale di Teheran. L’ho riconosciuto da una foto del dopo esecuzione che gira per Internet. Lo stesso maglione, gli stessi pantaloni. Giace appeso, immobile, quieto, con la testa reclinata così che il volto resta nascosto alla macchina fotografica. Mi chiedo dove sia quel boia compassionevole. Lui nella foto non c’è, non si vede. È fuori dall’inquadratura: lui ormai ha fatto il suo lavoro e lascia la scena al risultato della sua opera. Ha portato a termine il suo compito con competenza ed efficienza.

    La mia fantasia galoppa, così come il mio turbamento. Cosa gli sarà passato per la testa vedendo quel ragazzo penzolare con la corda al collo? Il suo pensiero sarà andato alla moglie ed ai figli che l’aspettano a casa, al sicuro dai brutti ceffi che circolano per le strade anche perché il loro papà contribuisce così efficacemente a toglierli di mezzo? Avrà pensato al suo superiore ed alla bella pacca sulle spalle che avrà per l’ottimo lavoro svolto? Una promozione fa sempre comodo per chi ha famiglia! Sarà convinto che è giusto, che Allah, Dio, crea buoni e cattivi, giusti ed ingiusti e che i buoni credenti hanno il dovere di combattere il male, uccidendo i corruttori della società! Avrà pensato alle lezioni all’Università dove si parlava di Sharia e rivoluzione, di un ordine nuovo, quando ancora giovane voleva cambiare il mondo ed era pronto a morire come tutti i Guardiani della Rivoluzione sopra un gommone contro una nave militare dell’Occidente?

    Me lo immagino lì, immobile, sotto la gru dove per un po’ resta appeso il corpo del ragazzo. Se ne sta fisso a guardare, forse senza emozionarsi più di tanto. Eppure poco prima ha avuto un moto di pietà, cingendo le spalle del condannato che piangeva disperato. Forse gli avrà sussurrato di esse uomo, di farsi coraggio. In queste cose c’è un rispetto di maniera. I carcerieri applicano procedure quasi meccaniche, silenziose, per vincere ogni residuo d’umanità. Assistere alla morte di un uomo – chiunque esso sia – provoca turbamento. Per superarlo, per essere professionali, lo Stato ha previsto procedure dettagliate, prassi che disumanizzano il condannato per farlo diventare un oggetto, una cosa, men che meno un uomo. Eppure il boia ha avuto compassione, la stessa che può provare chiunque, per primo io, vedendo la disperazione di un “morto che ancora cammina”. Poi subentrano altri pensieri, altre logiche… le procedure. Il boia torna presto al suo lavoro, riacquista la sua asettica professionalità.

    Lo stesso distacco che posso provare io per le sofferenze di pedofili, di feroci rapinatori, di assassini a sangue freddo, dei mafiosi, dei venditori di morte…

    M’immagino lo sguardo freddo del boia. Poi accade qualcosa. Un fremito lo coglie mentre guarda all’insù. Pensa a suo figlio ventenne. Ha l’età di quel disgraziato che ha appena giustiziato. Il suo è solo un pensiero, un lampo che gli passa per la testa. “E se un giorno ci fosse lui lassù, appeso a quella gru?”. Sospira. È un pensiero nauseante che gli causa una fitta allo stomaco. Ricaccia quel pensiero dentro il suo cuore. “Allah non voglia mai!”, prega silenziosamente.

    Ma, in fondo, queste sono solo mie suggestioni, frutto dell’angoscia che provoca quel pianto disperato e di quell’abbraccio che mi metta a disagio profondamente.

  • michaela, 24 Gennaio 2013 @ 23:50 Reply

    “Essi hanno molto zelo, ma non è uno zelo secondo Dio”, è uno zelo per Dio, ma concepito secondo gli uomini (cfr. Rm 10,2).

  • arianna, 10 Giugno 2013 @ 19:00 Reply

    Non mi capita mai di fare commenti sui blog che leggo, ma in questo caso faccio un’eccezione, perche’ il blog merita davvero e voglio scriverlo a chiare lettere.

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