Sto leggendo molto e mi sembra una cosa buona per uno che di mestiere fa lo scrittore!
Mi aiuta soprattutto ad avere chiavi di lettura per interpretare i segni dei tempi, come dicevano splendidamente i padri conciliari.
L’impressione è che, a distanza di 50 anni, la Chiesa si trovi in mezzo ad un guado, con una riforma ancora tutta da finire, senza la voglia e la possibilità di tornare indietro.
Rispetto alle intuizioni “ad intra”, penso ad esempio alla riforma liturgica, forse la riforma più diffusa e riuscita del Concilio o alla nuova visione di Chiesa scaturita dalla Lumen Gentium, c’è stato un blocco prudenziale, a volte un ritorno al passato. Come non notare nella Chiesa gerarchica un clericalismo di ritorno, il desiderio di riappropriarsi della gestione esclusiva dell’evangelizzazione, del giudizio sulla vita sociale e politica, la quasi scomparsa del laicato? Il rischio, lo vediamo bene, è quello di creare un silenzioso scisma interno: non più il “popolo di Dio” (non si usa nemmeno più questo felice termine per descrivere la Chiesa!), ma la “societas perfecta” di Bellarminiana memoria in cui, come un corpo deforme, il ministero ordinato finisce con l’inglobare ogni funzione ecclesiale!
Ma rispetto alle intuizioni “ad extra”, oggi la Chiesa si trova molto più avanti: pensate allo sviluppo del dialogo con ebrei e musulmani (continuato con forza da papa Benedetto), al rapporto con gli atei e gli agnostici (il Cortile dei gentili), alla posizione della dottrina sociale (condanna assoluta della guerra , giudizio severo del capitalismo attuale…).
Occorre anche tenere presente che la stragrande maggioranza della popolazione, ormai, ha conosciuto solo questa Chiesa e questa liturgia, senza poter fare paragoni rispetto a ciò che era prima del Concilio. Varrebbe la pena dedicare del tempo a fare catechesi ai nostri pochi giovani e a ricordare a tutti i credenti che grande dono sia stato il Concilio e quanto ancora resta da fare.
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