Spiegami in dieci parole perché io e Carla dovremmo, alla fine, sposarci. Ci amiamo, viviamo bene insieme, siamo seri nel nostro affetto, siamo fedeli, cosa aggiunge la benedizione di un prete?
La domanda, affatto pellegrina, la ricevo da una coppia di amici ed è un tema che mi sta davvero a cuore.
Va di moda il matrimonio, fatevi un giro sui canali satellitari appositi!
Cos’ha da dire la fede cristiana sull’amore di coppia?
Ecco la mia risposta.
Certo che mi ricordo di voi e la domanda che fai mi obbliga a riflettere con te.
Come dicevo durante il week, il modello del matrimonio tradizionale (famiglia patriarcale eccetera) è tramontato, ma non sono tramontati i valori soggiacenti a quella visione. M’esplico: corriamo il rischio di lavare il bambino sporco e di gettare via, insieme all’acqua sporca, anche il pupo pulito. E’ vero che l’amore e l’innamoramento è esperienza umana, non legata necessariamente alla fede e che nelle prime comunità ci si è posti il problema di cosa distingueva l’amore di due passerottini convolati a giuste nozze (pagane) da quello celebrato davanti al Signore.
Davanti al Signore, Dani, non in chiesa. Tempo fa su di un settimanale della mia zona, uno pseudo articolo titolava: “Sposarsi in chiesa costa 25mila Euro”. Mi sono imbufalito e ho mandato una mail alla redazione dicendo: sposarsi in chiesa costa zero Euro. Se poi vogliamo dar retta a tutte le zie e le mamme e ascoltare il “Si è sempre fatto così” si spendono anche 70mila Euro! Una cosa è la sostanza, l’altra l’apparenza (che andrebbe rivista, o no?).
L’amore è esperienza comune, ma i cristiani hanno – forse – qualcosa da dare, qualcosa da dire in quest’esperienza; non in un rigido modello moralistico, non in uno sforzo sovrumano in cui la coppia si condanna alla fedeltà e all’indissolubilità, ma nella ricerca di modelli a partire dal Vangelo, fedeli alla (preziosa) esperienza di duemila anni di cristianesimo. E’ normale innamorasi, normale arrivare a scegliere di vivere insieme e di costruire una relazione, è invece una scelta il fatto di volersi amare nel Signore. Il matrimonio e l’innamoramento sono eventi dell’essere umano, non specifici del cristianesimo. Cosa ha da aggiungere, allora, il matrimonio cristiano? In cosa si differenzia dall’esperienza di ogni essere umano che si innamora?
Scegliere di sposarsi nel Signore significa anzitutto prendere a modello del proprio amore l’amore del Signore Gesù, amarci come egli ci ha amato, cioè fino al dono di sé e questo già indica un modo di amarsi piuttosto particolare. Il nostro mondo parla fino allo sfinimento di autorealizzazione. Quell’originale del Nazareno dice, invece, che per vivere occorre spendersi, donarsi, dimenticarsi.
Le coppie cristiane hanno poi capito che la decisione di amarsi è volontà di Dio, Gesù ribadisce la centralità della coppia e della famiglia nel progetto di Dio. La coppia è chiamata a scoprire il progetto che Dio ha su di sé, progetto di collaborazione alla Creazione e alla salvezza del mondo.
In questa logica la coppia è in cammino verso la felicità, insieme cerchiamo la felicità che supera ciò che siamo, la sorgente della felicità è altrove, tu mi sei compagno di viaggio. Questo mette le ali alla coppia: non sei tu la sorgente della mia felicità, non devi sempre stupirmi, sempre esagerare, sempre fare lo splendido, la splendida. Mi sei compagno di viaggio: abbiamo tutta la vita per cercare – insieme – il senso della vita.
La coppia che si sente chiamata e sceglie di sposarsi nel Signore riceve un Sacramento (cioè un segno dell’amore di Dio) e diventa un Sacramento, cioè il segno dell’amore che Gesù ha per la sua Chiesa. San Paolo mi fa impazzire quando ragiona e dice che l’amore fra una coppia è segno, simbolo, sacramento dell’amore che Dio ha per l’umanità. Ogni volta che vedo una delle mie amate famiglie sbattersi per farsi un favore, aiutarsi a tenere il bimbo, incoraggiarsi e farsi una carezza, penso: “Ecco come Dio ci ama, donandosi”. Semplice e bello, luminoso e straordinario.
Ecco, voi potete scegliere di diventare così.
La scelta di amarvi e di condividere i vostri sogni è una scelta onorabile e da rispettare. Potreste farla maturare fino ad assumervi un impegno davanti alla collettività, un impegno che significa investire il futuro. Ma ti auguro, alla fine del discernimento che state facendo, di volere rispondere alla vocazione all’amore che Dio vi sta facendo, ad amarvi condividendo il suo amore in mezzo a voi, a prendere come modello del vostro donarvi il suo dono crocifisso, a diventare un segno dell’amore di Dio per l’umanità, un piccolo spazio pubblicitario dell’amore di Dio per il vostro condominio.
Se farete questa scelta, mi raccomando, mettetevi in testa di coltivare il vostro amore. L’amore, come un fragile albero, va coltivato, irrigato, coccolato, cresciuto. La fedeltà non è una gabbia in cui vi infilate, ma l’opportunità di crescere insieme.
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