“Non ho mai visto accogliere una persona con questo cariño, con questo affetto. È molto più facile radunare la gente, convocarla, per una protesta, perché è arrabbiata. È più difficile convocare per una festa per ringraziare qualcuno…».
Parola del capo della polizia di Madrid, commento sfuggitogli mentre, il giorno dell’arrivo di papa Benedetto, osservava attonito e divertito (lui, abituato alla rabbia e agli scontri) la folla di ragazzi che accoglievano il vecchio professore bavarese che imperterrito parla di Cristo al mondo disincantato e cinico.
Eccoli, i giovani delle nostre parrocchie, sentinelle del mattino che ricevono da noi adulti un mondo spremuto e rissoso e che cercano di seguire il Nazareno. Eccoli, tanti, semplici, normali. Ricordo, all’indomani della JMJ di Roma il commento di un caro amico, che aveva fornito l’impianto sonoro e luci per l’evento speciale, lui, abituato ai concerti di Vasco e del Liga.
“Sai Paolo, dopo la veglia del sabato, stanchissimo, erano le due del mattino, ho raggiunto la mia auto dietro il palco per andare a dormire un paio d’ore in albergo. Sorpresa! Era pieno di giovani che dormivano nei sacchi a pelo! Non sapevo come fare, allora ho svegliato il primo spiegandogli la situazione, un po’ intimorito, pensando che mi mandasse a vaffa… Nessun problema! fa lui, alzandosi e urlando a tutti di svegliarsi. Si sono spostati tutti per farmi passare, centinaia e centinaia di ragazzi hanno fatto un corridoio salutandomi e augurandomi la buona notte. Giuro, mai visto niente del genere!”
In un mondo mediatico fatto di draghi e di mostri, fa bene la normalità.
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