Sono appena arrivato dal Albino dove, con sessanta persone, ho riflettuto per due giorni sul vangelo di Matteo.
Sono settimane molto intense, queste, di lavoro, di riflessione, di scrittura.
Volti, comunità, conferenze, autostrade, aerei…
Ho vissuto una quaresima da viandante, meditando e proponendo più volte a persone diverse le splendide pagine del vangelo di Giovanni: il Tabor, la samaritana, il cieco, Lazzaro.
Ora sono qui, al sole, stanco, nel cortile di casa, mentre mio figlio corre come un matto in bici con suo cugino.
Stamani don Armellini ha celebrato per noi un splendida messa della Passione.
Rileggere ancora quel racconto con il dipinto della crocefissione sullo sfondo ha suscitato in me un’emozione profonda.
Siamo arrivati alla grande settimana dunque.
La settimana della Passione.
Della Passione d’amore.
Come ci ricordava il celebrante, la settimana santa non serve a commuoverci, a spaventarci davanti al grande dolore di Gesù.
Ma, come racconta Matteo, a lasciare che un terremoto scuota la nostra vita.
Come un terremoto ha accompagnato la morte in croce del Maestro.
Un terremoto che ci ricordi chi siamo, in quale Dio crediamo, chi è veramente l’uomo.
Inizia la grande settimana in cui, meditando un Dio che muore per amore, un terremoto ci scuoterà dalle nostre abitudini.
Bene venga.
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