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Tre  sono i protagonisti del vangelo di oggi: Gesù, il cieco, i farisei.

Gesù appare all’inizio e alla fine del racconto: è lui che prende l’iniziativa, non gli viene chiesto un intervento da parte del cieco. Dopo la guarigione, Gesù scompare, lasciando il cieco prendere consapevolezza di quello che è accaduto e, alla fine, di porsi il problema circa l’identità profonda di Gesù.  È sempre così: Gesù è presente nella nostra vita, ma non sempre ci accorgiamo della sua presenza. Ce ne lamentiamo, come i bambini, ma in realtà la sua assenza ci obbliga a crescere, a credere, a motivarci. Motivazione che, nel cieco, come in noi, è progressiva. Passiamo dalla tenebra alla sfolgorante luce del vangelo per tappe.

Il cieco fa un cammino sorprendente. Guarito, non sa bene come, riconosce in Gesù un uomo, poi lo definisce “profeta”, infine lo proclama Signore. La fede è un cammino progressivo, di luce in luce, di consapevolezza in consapevolezza.

Giovanni, birichino, gioca col lettore: chi è veramente cieco dentro questa storia?

Dio ci vede benissimo, il cieco pure. Chi invece pensa di vederci chiaro, è accecato dalla supponenza.

 

Se per tre volte, interrogato, il cieco risponde di non sapere, i farisei, invece, sanno.

Sanno che fare fango di sabato è peccato, quindi Gesù è un peccatore.

Prima accusano il cieco di essere un finto cieco.

Poi accusano Gesù di essere peccatore.

Infine, davanti alla stringente logica del cieco, ex-timido, ex-pieno di sensi di colpa, diventato maestro, reagiscono insultandolo e cacciandolo.

Sono talmente certi delle loro convinzioni da non ascoltare, da non arrendersi nemmeno davanti alla palese evidenza.

 

Così nella fede; solo se ammettiamo di non sapere possiamo conoscere.

Chi pensa di sapere già tutto non incontra Dio e il suo dinamismo.

Guai ad una fede che non si mette in ascolto.

Guai ad una fede che non dialoga, che non discute.

 

E anche nella vita quotidiana rischiamo di essere ciechi: non accettiamo le opinioni degli altri, siamo impermeabili alle loro posizioni, muro contro muro, lo scontro diventa inevitabile. E la tensione sale, come l’incomprensione: destra contro sinistra, squadra contro squadra, oppositori a prescindere.

 

Lo squallido spettacolo bipartisan che il nostro parlamento sta offrendo, di una rissa continua, a prescindere, è la triste espressione di un paese che perso il buon senso.

E sta perdendo l’anima.

47 Comments

  • Rosaria R., 1 Aprile 2011 @ 16:40 Reply

    solo se ammettiamo di non sapere possiamo conoscere.

    Quanto è vero!
    Sappiamo già tutto!
    C’è chi vede la fede come una semplice adesione ad alcune verità (poche e non sempre quelle proposte dalla Chiesa), chi proclama la propria fede anche se poi non va a Messa, non conosce il vangelo e via dicendo… chi crede ciecamente, ma preferisce non sapere in che cosa esattamente credere. Il punto è questo: la fede non è credere in qualcosa, ma in Qualcuno, è un incontro personale con Dio, che ti porta a compiere dei segni e dei gesti concreti di questa fede in lui. Posso dire di averne fatto esperienza, poche volte, e quelle restano un memoriale. San Giacomo dice che anche il diavolo crede nell’esistenza di Dio, ma questo non gli è servito a nulla, perchè i suoi “fatti” non furono coerenti con questa fede.
    Se credi, si vede, se ami si vede, esce fuori da ogni poro della pelle, è la vita che parla, anche quando non ce ne accorgiamo.

    Ma guai ad una fede che non si mette in ascolto, che non dialoga, che non si racconta!

    Troppo spesso per pudore si ha paura di raccontare la propria fede….in verità mi convinco sempre più che si vive veramente, solo la fede che si condivide!

    • Dino, 4 Aprile 2011 @ 12:27 Reply

      Si sono d’accordo. Anche per me la condivisione è essenziale in questa fase della mia vita. Però, Rosaria, forse a volte corriamo il rischio di imporci con chi non la pensa così…chissà…ma è bello spezzare le nostre esperienze ed arricchirci gli uni gli altri. Grazie a te e a questo blog che ci permette di farlo

      • simona, 6 Aprile 2011 @ 13:26 Reply

        la fede è testimonianza….. mi diceva un saggio proprio in questi giorni…. se vivi la fede solo dentro il tuo cuore,senza portarla agli altri..a che serve ? di che fede stiamo allora parlando ? …..penso sia importante che essa si manifesti in ogni momento del nostro vivere,senza imporsi o sbraitare,come purtroppo ogni tanto mi capita di fare, con un fidanzato che pensa di avere la verità in tasca parlando di una chiesa bigotta come se fossimo ancora nel medioevo….difficile dialogare con che pensa di sapere tutto,e la cosa,purtroppo , vale anche per me. in cammino,dunque !

  • Lidia, 1 Aprile 2011 @ 17:47 Reply

    Se gli esponenti del governo hanno perso l’anima (e non solo), questo non significa che tutti gli italiani facciano lo stesso … compreso il buon senso.

    Preferisco pensare, invece, che la verità è venuta a galla. Ci saranno ancora quelli che non vorranno vedere, ma credo che a questo punto la verità è davanti a tutti.

    Il Paese non sono un centinaio di persone che fanno di tutto tranne che governare.

    Detto questo, toglo il disturbo.

    • Paolo, 1 Aprile 2011 @ 19:25 Reply

      Rispetto la tua opinione, ma vorrei non scivolassimo in politica… smentendo ciò che voglio dire nel post! Il fariseismo è nel nostro cuore. Io credo davvero che la nostra classe politica ci rappresenti bene, nel bene o nel male. Partiamo dal basso con la conversione personale. Grazie!

  • loretta da livorno, 1 Aprile 2011 @ 20:29 Reply

    giustissimo:la politica non ci rappresenta mai a noi cristiani.chiuso

    nel personaggio del cieco io mi ci sono identificata molte volte,perchè anche quando sei sicura della tua fede…ecco che spunta una questione nella tua vita,una cosa che sembrava che non potesse mai succederti.. ed ecco che gli occhi della fede si velano ,come quando uno sta per piangere…le lacrime ti offuscano la vista …

    ma se le asciughi con l’amore di Gesù ..la luce ritorna e le ombre diventano le cose che tu riconosci da sempre i contorni si fanno man mano più nitidi…si erano solo velate dalla poca speranza che avevi messo in quel frangente… guai a far finta che tutto vaDA BENE E A CREDERE ,SOPRATTUTTO CHE TE LA PUOI CAVARE DA SOLA….senza fede e sensa l’amore di Gesù si rimane soli con noi stessi…e non è proprio il massimo …credetemi

    pace e bene fratelli

  • Lidia, 1 Aprile 2011 @ 22:20 Reply

    Mi riferivo solo a questa parte conclusiva

    Lo squallido spettacolo bipartisan che il nostro parlamento sta offrendo, di una rissa continua, a prescindere, è la triste espressione di un paese che perso il buon senso

    E sul fariseismo e sulla conversione del proprio cuore e non quello altrui, mi riferivo a quest’altra conclusione:

    E anche nella vita quotidiana rischiamo di essere ciechi: non accettiamo le opinioni degli altri, siamo impermeabili alle loro posizioni, muro contro muro, lo scontro diventa inevitabile. E la tensione sale, come l’incomprensione: destra contro sinistra, squadra contro squadra, oppositori a prescindere

    E asserisco che non è così, è quello che si vede spesso, ma non è così, credimi, non è così … Ma forse io non vedo bene, non ho “occhi buoni” e sono ancora cieca.

  • michaela, 1 Aprile 2011 @ 22:49 Reply

    Lidia:
    Detto questo, tolgo il disturbo.

    ma non è così, credimi, non è così … Ma forse io non vedo bene, non ho “occhi buoni” e sono ancora cieca.

    Spiega meglio se vuoi.

  • Lidia, 2 Aprile 2011 @ 07:51 Reply

    @Michaela, il “tolgo il disturbo” era solo perchè mi pareva di essere intervenuta troppo.

    Per il “sono ancora cieca” è perchè onestamente non riesco a non vedere il bene della Chiesa, della gente, degli italiani …

    Si vede tanto male, ma è infinitamente più piccolo rispetto al bene e le coscienze sono più attive di ieri, più vive e palpitanti e spesso oggi un “Credo” non è più una parola vuota, ma un qualcosa che con forza si proclama con un “io Credo”.

    Il male rende davvero ciechi e posso dire che la Samaritana, davvero, porta ancora oggi a considerare che forse siamo ciechi al bene.

    In modo comico nella mia vita quando ero io ad accusare e a rovesciare olio bollente trovavo qualcuno che mi “pettinava” dicendo che non “si fa così”, quando – invece – sono io che dico “non si giudica e non si generalizza” allora vengo bacchettata perchè le cose devono essere denunciate e giudicate …

    Ecco perchè mi sento cieca ed ecco una forma di muro contro muro

  • Vera, 2 Aprile 2011 @ 08:35 Reply

    Buongiorno:
    ciao Lidia, a proposito di Muri:
    un colpo al cerchio, uno alla botte, una volta lo fai tu una volta gli altri, alternandosi.
    E guardare al moscerino e alla trave insieme: in bilico tra i propri limiti e quelli degli altri riconoscerci peccatori e non giudicare, certo, ma non per questo smettere di denunciare
    ciò che ci sembra male intorno a noi perché tanto sbagliamo tutti…

    (ci sono responsabilità e responsabilità secondo me…
    e anche “gradi di grazia” per rispondere alle proprie diverse responsabilità.)

    difficile tutto questo Lidia, è vero.
    e se dico “ma forse si può fare” magari qualcuno pensa dentro di sé “ma forse no”. (anche questa è l’incapacità di comunicare completamente e perfettamente che mi disturba da sempre…)
    i presupposti e le credenze di ognuno sempre diversi da quelli del prossimo….
    (e forse anche dai suoi di ieri… )
    anche quando probabilmente vorremmo dire le stesse cose!
    siamo fatti così! (e magari qualcuno pensa dentro di sé “ma forse no”.)

    poi sono d’accordo con Paolo su questo: che la mediocrità della nostra classe politica ci rispecchia completamente nel bene e nel male.
    Ed è’ assolutamente necessario partire nuovamente dalla base, da ognuno di noi, per elevarci tutti.

    del cieco dirò dopo.

  • Paolo, 2 Aprile 2011 @ 12:58 Reply

    Ricordo a tutti che i nostri vescovi affermano, e condivido, che la politica è uno dei modi più alti, per il cristiano, di esprimere l’amore al vangelo. Proprio l’assenza dei valori evangelici e di persone che, non a parole!; ma nei fatti costruiscono la città degli uomini ha fatto degenrare la politica a scontro fra interessi privati o di gruppi.

    • costanza, 4 Aprile 2011 @ 16:17 Reply

      La politica è operare per il bene di tutti, il ‘bene comune’. Per questo io, come cristiana, sento il dovere di parlare se incontro aperte e flagranti violazioni che al bene di tutti antepongano il bene di pochi o di uno solo, come quando (per non stare nell’oggi) a Sigonella si sostituiva il carico di viveri degli aiuti umanitari con armi, inviando agli africani affamati mine antiuomo e mitragliatori. Si anteponeva al bene di tutti il profitto dell’industria bellica, violando la Costituzione che sottolinea come l’Italia ripudi la guerra. In casi come questo, per quanto possa far male, non si può essere ciechi.

  • michaela, 2 Aprile 2011 @ 13:21 Reply

    “E’così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo.
    Và a lavarti nella piscina di Siloe (che significa “Inviato”) (Giovanni 9,4-5-7)

    Siamo ciechi fin dalla nascita: è Dio che vede la nostra cecità e ci cerca (ci ama); è Dio che ci spalma il fango (ci plasma);
    è Dio che ci dice di lavarci nel Siloe (Sorgente di acqua viva che zampilla per la Vita Eterna); è la nostra fede in Dio che ci purifica.
    E una volta plasmati,lavati e purificati, siamo pronti, come il cieco, per essere discepoli; siamo pronti a compiere le Opere della Luce finchè è giorno (finchè siamo in vita); perchè una volta giunta la tenebra (dopo la morte) non possiamo più far nulla.
    Allora, ci sarà il Giudizio: chi avrà operato il bene siederà alla Destra di Dio, per chi avrà operato il male ci sarà la condanna.

    Lidia, ti credo quando dici “io credo!”; e credo a chiunque dice si può fare; e riesco a vedere il bene che ci potrà essere nella Chiesa, nella gente, negli Italiani, nei Governanti, nei politici, nell’umanità intera.

  • edda, 4 Aprile 2011 @ 11:15 Reply

    Mi capitano, a volte, spero capitino anche a voi, momenti straordinari, anche se in realtà sembrano momenti normalissimi, una passeggiata in primavera, la neve che scende, un temporale d’estate, cantando i Vespri…In cui mi esce dal cuore un “Signore…che bello! Guarda, se mi prendessi adesso con Te, non avrei proprio niente da ridire, non ti chiederei di restare qui un attimo di più…”
    Pensavo che fosse una cosa normale, comune a molti, ne conosco diversi che mi han detto, sorridendo: “Sì”, poi invece ho trovate altre persone a cui questo sentimento è completamente estraneo… e la risposta che mi è uscita dal cuore è stata:
    “Guardati intorno…MA NON CI VEDI?”

    • Dino, 4 Aprile 2011 @ 12:22 Reply

      Spesso anch’io non vedo, ma condivido pienamente la bellezza e l’ebrezza di farmi cullare dalle meraviglie della natura come fosse Dio stesso a farlo. Mi sento in cammino come il cieco. Per questo varie volte mi sono autogiudicato ed inflitto delle pene; in altri casi lo hanno fatto gli altri perchè non ero conforme alle loro aspettative. Queste dimamiche si ripetono ma adesso ho la forza di reagire e di trovare le luce per i miei occhi e la mia vista..anche per il passato. Il mio cuore ha sete di eterno. Lo vedo e lo sperimento accanto a me adesso e quello che mi conforta è che non mi vergogno più di essere quello che sono e di riconoscere che Gesù è il Figlio dell’uomo

  • Vera, 4 Aprile 2011 @ 15:26 Reply

    La cecità spiegata da Gesù.
    Ai discepoli che chiedono chi ha peccato, se il cieco o i suoi genitori perché il cieco sia cieco, Gesù risponde: nessuno di loro ha peccato, «ma è PERCHE’ IN LUI siano manifestate le opere di Dio. BISOGNA che NOI compiamo le opere di colui che mi ha mandato ». Questo dice Gesù.
    E le compiranno: Gesù sputa, impasta, spalma e lo manda a lavarsi e lui, il cieco nato, fa la sua parte, va, si lava, torna, lo riconosce… testimonia. Poi lo cacciano, poi Gesù lo cerca ancora e gli chiede radicalità di scelta nella sua nuova condizione di VEDENTE.
    Compiono le opere. Il cieco obbedisce.
    A chi gli chiede conto, risponde testimoniando con forza: «Sono io» sono proprio io quello che era cieco!… E Gesù che per lui era dapprima un uomo e poi un profeta, infine viene riconosciuto Figlio di Dio.
    “Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!»”.

    (Ma questo avverà dopo, quando Gesù tornerà a cercarlo ancora, avendo saputo che tutti lo incalzano e lo giudicano e lo cacciano mentre la sua stessa famiglia prende le distanze da lui… famiglia che in teoria avrebbe dovuto gioire per non essere più considerata guasta, peccatrice, e invece lo scarica allegramente.
    Se ne lava le mani, per paura.)
    Mi piace sentire, nel rispondere ai farisei del cieco nato (e MENDICANTE), l’eco e il tono delle parole di Gesù, mi sembra che già gli somigli!: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? ».

    Oggi non mi stupiscono le minacce e la presunzione dei farisei; il “lavarsi le mani” della famiglia del cieco; la folla con le sue molte voci; l’interrogatorio del cieco che mi ricorda quello di Gesù prima della crocifissione, va e vieni va e vieni….

    Oggi penso che di ciechi ne vediamo altri nel vangelo, altre volte sono loro a gridare “Signore Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”, sempre più forte… (mi piace questa preghiera.)
    Stavolta è Gesù che lo cerca per primo, per due volte, ma la cosa che mi stupisce SEMPRE di questi episodi è la fantasia creatrice di Dio, la sua onnipotenza creatrice e fantasiosa, che sempre fa cose che non ci aspettiamo né immaginiamo, per il nostro bene! (I mille modi pieni di tenerezza e fantasia in cui Dio si è manifestato nella mia piccola vita.) I mille modi in cui Dio si presenta nella nostra vita: anche la cecità fisica, e debolezze varie… questo perché in noi siano manifestate le opere di Dio!

    Il nostro è un Dio potente che chiama le stelle per nome e a cui le montagne obbediscono, che può suscitare figli dalle pietre…
    e poi, per darci ri-darci la vista, ha bisogno che noi crediamo che sia possibile che Lui ce dia e la ri-dia!!! (E Lui ci ha dato ben più della sola vista. Dentro e fuori di noi! E ci ha dato noi stessi. E ci ha dato suo Figlio sempre tra noi.)

  • Lidia, 4 Aprile 2011 @ 16:02 Reply

    Boh … a me ha fatto sussultare e mosso questa frase:

    “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane”

    … Insomma, personalmente, mica sono tanto sicura di vedere … 😀

  • Lucia1, 5 Aprile 2011 @ 06:46 Reply

    Anch’io da domenica mi sto chiedendo: ma io ci vedo davvero? Penso che nel momento in cui siamo “certi” di vedere (noi vediamo) e proprio il momento in cui siamo più ciechi che mai.
    C’è un altro cieco in non ricordo quale vangelo che subito dopo l’intervento di Gesù scambia gli uomini per alberi che camminano e Gesù deve operare ancora.
    Finchè siamo su questa terra restiamo sempre un po’ ciechi a causa dei nostri limiti e della nostra finitudine, ecco così la Parola della Quaresima che ci ricorda questo e che la pienezza della Luce l’avremo solo nel Regno.
    L’importante è essere consapevoli di essere sempre un po’ ciechi e un po’ sordi, per non dare mai niente di acquisito, per non sedersi sul cammino fatto, per continuare a cercare e a seguire il Maestro.
    Buon cammino a tutti.

  • Lidia, 5 Aprile 2011 @ 07:16 Reply

    Credere alla cieca
    Altre cose mi hanno lasciato senza fiato:

    1) Gesù mette del fango sopra occhi già ciechi. I ciechi spesso avvertono la differenza tra buio e luce e Gesù elimina anche quello. Il cieco è al buio totale

    2) in queste condizioni Gesù manda il cieco alla piscina di Siloe … dall’altra parte della citta!!!!

    Nella cecità totale, il cieco crede e va, affronta ogni difficoltà e va.

    Credo sia un pochino la condizione di tutti riguardo la situazione sociale e politica.

    Credo sia quella famosa “notte della Fede” per qualcuno.

    Credo siano le situazioni in cui davanti a noi cammina la Fede, unico riferimento e dentro una razionalità che di umano non ha proprio nulla.

    Un po’ di deserto delle proprie facoltà.

  • Vera, 5 Aprile 2011 @ 07:31 Reply

    devo ancora dire del cieco!
    —–
    tanto tempo fa ho chiuso gli occhi e ho provato ad immaginarmi cieca,
    non ci sono riuscita bene, è normale, ma ho riflettuto:

    mi sono sentita bambino in un cortile, occhi immobili, polvere nel respiro e altri piccoli intorno che sorridono (?) giocano, parlano… ma non so di cosa: bastoni, giochi antichi, sassi, bianco, rosso, verde, occhi, mani, lungo corto, alto basso, sotto sopra davanti dietro, maschi femmine… uomini, sì alberi che camminano quelli li ho toccati, ma le donne? guarda quella donna! (cosa vorrà dire?) salta e corri gira a destra o sinistra qua e là. ci vediamo stasera! … o domani all’alba e al tramonto… per ammirare l’orizzonte e le colline in primavera!…

    cosa vede il cieco nato? un buio o un bianco eterno?
    e come si muove, e quali categorie mentali organizzano i suoi pensieri?
    quali parole capisce per orientarsi e rapportarsi ed esprimere i suoi bisogni e parlare del mondo e di sé nel mondo?
    non ha esperienza della realtà, non ha termini di paragone. può solo mendicare. tutto.

    E sognare di notte rumori e sensazioni tattili e profumi.
    una vita di cose vaghe imprecise e indistinte, una vita confusa. da mendicanti di tutto.

    Una vita senza Dio, una vita prima di Gesù: siamo tutti ciechi senza di Lui.
    (e ci capiamo male e ci facciamo male senza di Lui).

  • Stefano (Perugia), 5 Aprile 2011 @ 13:26 Reply

    Di solito non partecipo alle messe feriali. Non mi farebbe certo male, ma gli impegni lavorativi e famigliari non mi permettono di indugiare in preghiere troppo prolungate! I miei colloqui con il Signore sono piuttosto “fast”, una sorta di “mordi e fuggi” del trascendente. Ieri, eccezionalmente, ho partecipato insieme a mia moglie ed ai miei suoceri alla messa feriale, perché detta anche in memoria del mio caro cognato Alessandro di cui sarebbe stato il 36° compleanno se una bruttissima malattia non lo avesse portato via da noi prematuramente qualche mese fa. Nel passo del Vangelo di ieri (Gv 4,43-54) ho ritrovato descritta tutta quanta la mia cecità nelle parole di Gesù: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”, rivolte al funzionario del re che gli chiedeva di scendere a Cafàrnao a guarire suo figlio malato e morente. Eppure Cristo gli assicura: “va’, tuo figlio vive” quando il pover’uomo lo supplica di recarsi a salvare il figlio, prima che muoia. Già non gli dice “vivrà”, bensì “vive”. Questa è una certezza attuale, la stessa che mi viene offerta oggi che sono nel rimpianto di Alessandro. Egli vive, nonostante la mia incredulità, nonostante il bisogno di vedere segni e prodigi. L’uomo che crede si mette in cammino come quel padre descritto nel passo di Giovanni che si fida di quel “va’, tuo figlio vive” dettogli da Gesù. Lui ancora non ha visto, ma non è cieco perché ha fede. Vede con altri occhi e si mette in cammino. Crede alla Sua Parola e si avvia verso casa da suo figlio malato. Si fida della parola data ma ancora deve compiere un piccolo passo, che verrà favorito da un segno tangibile, umanamente apprezzabile, offerto da Dio nella Sua misericordia nei confronti della cecità delle Sue creature. Il segno sotto forma di prodigio viene annunciato a quel padre dai suoi servi che gli vengono incontro per strada a dirgli: «Tuo figlio vive!». Ora la Sua Parola trova un riscontro oggettivo nella testimonianza umana, nel tangibile. Quel padre si informa, vuole analizzare i particolari, vuole sapere a che ora il figlio ha incominciato a stare meglio. Capisce, tutto combacia con quanto gli ha detto Gesù, ora vede non solo con il cuore (la fede) ma anche con gli occhi e con tutti i sensi. Ora non solo crede alla Parola di Gesù ma crede in Lui, pienamente. E non è solo quel padre a credere ma con lui tutta la sua famiglia. Ora la sua è una fede matura e completa da trasmettere ai suoi cari ed alla sua discendenza.
    Sono rimasto stupito da questo brano del Vangelo di Giovanni. Ammutolisce le ansie del mio cuore quella certezza rivelata da Gesù: “va’, tuo figlio vive”. È come se mi dicesse: “incamminati, perché Alessandro vive!” e mi mostrasse l’esempio da seguire nella fede alla Sua Parola di quel padre angosciato per il figlio. Per combattere la mia cecità è necessario che il mio cuore sia pronto ad accogliere senza riserve la Sua Parola. Ciò è necessario per compiere quel cammino che conduce a credere pienamente in Lui, incontrandolo anche grazie a quel prossimo che viene ad annunciarlo. Nell’attesa di “segni e prodigi” di cui la mia viltà ha bisogno, apro gli occhi per accogliere la Sua Parola, affinché quell’ “Alessandro vive!” diventi il frutto più bello del credere in Lui!

  • alexis, 5 Aprile 2011 @ 13:48 Reply

    Marco 10, 48-52
    quello gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!» E chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio, alzati! Egli ti chiama». Allora il cieco, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. E Gesù, rivolgendosi a lui, gli disse: «Che cosa vuoi che ti faccia?» Il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io ricuperi la vista». Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato»

    Gesù opera,a volte spontaneamente (Amore) a volte dietro richiesta, supplica, preghiera (Fede): nel primo caso ha visto l’indigenza dell’uomo solo e catalogato tra i peccatori, che non conosceva neppure l’esistenza di Gesù, tantomeno l’esistenza di Gesù quale Messia; così come è avvenuto con la donna samaritana,stessa indigenza anche se in condizioni diverse (cecità assoluta).
    Nel secondo caso, il cieco ha sentito parlare di Gesù, e non esita a chiamarlo a gran voce pur riconoscendosi peccatore; è bella qui la domanda di Gesù: “cosa vuoi che ti faccia”?
    E’ altrettanto bello il: “và, la tua fede ti ha salvato!”

    Gesù, non chiede molto, si lascia convincere facilmente se, aprendo gli occhi, lo riconosciamo, se non lo rinneghiamo, se non siamo menzogneri, se ci mettiamo alla sua sequela, anche nel niente di quello che siamo affinchè sia riconosciuta la Grandezza di Dio.

  • angelo, 5 Aprile 2011 @ 16:27 Reply

    Stefano, come sempre, è bello ciò racconti con molta naturalezza; davvero,
    vorrei dirti, come se fosse Gesù a farlo: “và, incamminati, Alessandro Vive”.
    Questo, Gesù lo può fare, io ti posso solo dire: Stefano, se Alessandro, aprendo gli occhi ha riconosciuto Gesù e ha camminato nell’Amore, “và, incamminati,Oggi Alessandro Vive”.

  • Lidia, 5 Aprile 2011 @ 18:03 Reply

    In effetti, Stefano, Gesù ha fatto di più che guarire: ha dato vita.

    E questo considerando che ancora non era morto e considerando anche il Vangelo di oggi è decisamente una verità.

    Grazie, non ci avevo fatto caso.

  • Rosaria R., 6 Aprile 2011 @ 08:41 Reply

    Riflettevo sul fatto che la prima condizione per vedere è che ci sia luce.
    Mi spiego: posso avere occhi di spirito, di cuore, di vista, ma se mi trovo in un posto al buio non vedo un bel niente.
    Così è nella vita di ciscuno di noi, se non riconosco chi è la vera luce quella che da senso all’esistenza e mi lascio guidare da essa sono una che agisce come i tanti politici del nostro tempo:la politica è sì cosa buona e giusta ma solo se è perseguita e vissuta al servizio del Regno dei Cieli e dei fratelli.

  • angelo, 6 Aprile 2011 @ 16:21 Reply

    Dio gli disse: «Va’ fuori e fermati sul monte, davanti al SIGNORE». E il SIGNORE passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al SIGNORE, ma il SIGNORE non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il SIGNORE non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il SIGNORE non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, un mormorio di vento leggero. Quando Elia lo udì, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all’ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: «Che fai qui, Elia?» (1RE 19,11-13

    Dio è Spirito (Vento Leggero), ora noi sappiamo che lo Spirito non si vede, però, anche se al buio e con gli occhi chiusi, quale vento leggero che Egli è, riusciremmo a sentirLo.

    Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.(Gv 9,31)
    Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla.(Gv 9,33).

    Io sono certo che se le opere vengono da Dio, in Dio avranno il loro compimento.
    Infatti Gesù dice del cieco “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”.

  • alexis, 6 Aprile 2011 @ 21:46 Reply

    Come si fa ad essere ciechi davanti al caso: “Carol Voytila – Giovanni Palo II”?

    Mi spiego: vogliono beatificare l’uomo Carol Voytila e non il Papa Giovanni Paolo II; come si fa a dividere una persona in due?
    Noi non avremmo mai conosciuto Carol Voytila se non avessimo conosciuto prima il PAPA Giovanni Paolo II. Tutto ciò che Egli ha fatto lo ha potuto fare grazie alla sua condizione di Papa (prima il PAPA poi l’Uomo).
    Io, e con me, gran parte della gente, riconosciamo il Papa Giovanni Paolo II.
    Santo subito? si, io e tanti altri diciamo: “Santo subito”!
    Vi racconto un episodio accaduto a me personalmente (e non è un sogno): “La domenica mattina, il giorno dopo la Sua morte, o meglio rinascita (anche se, in verità, ho sempre avuto la netta sensazione che sia trapassato il venerdì sera), ero in dormiveglia, anzi ero sveglio con gli occhi chiusi, quando improvvisamente ho sentito che qualcuno poggiava con forza la sua guancia sulla mia; ho visto Lui, Giovanni Paolo II, il PAPA, vestito di bianco, che mi ha detto:”sono venuto a salutarti”; l’ho abbracciato anch’io e Gli ho risposto:”finalmente”!(mi commuovo ancora davanti a questa scena).
    Io l’ho visto! Era il PAPA, non l’uomo!

    Ed era il PAPA, non l’uomo, che diceva ai giovani: “Cari Giovani, contemplate e riflettete! Iddio ci ha creato per condividere la sua stessa vita; ci chiama ad essere suoi figli, ci chiama ad essere suoi:vuole che tutti siano santi. Abbiate la santa ambizione di essere santi, come Egli è Santo!…….

    Non possiamo essere ciechi!

    Possa il Signore Gesù lavare gli occhi e purificare il cuore e la mente a coloro che giudicheranno questa causa.

    • loretta da livorno, 6 Aprile 2011 @ 21:59 Reply

      ciao..mi sono commossa a leggere il tuo racconto e hai perfettamente ragione :non si può dividere una persona in due …è certo che certe cose fanno riflettere…parlo anche della tua “visione”….anch’io ho talvolta delle situazioni in dormiveglia….e tornando al papa ,non capisco il perchè di questa decisione …ma non ne so molto devo informarmi di più per capire

      pace e bene ratelli

  • loretta da livorno, 6 Aprile 2011 @ 22:00 Reply

    p.s.pace e bene fratelli

  • Vera, 7 Aprile 2011 @ 06:58 Reply

    A Proposito di KAROL WOJTYLA – PAPA GIOVANNI PAOLO II:
    Io credo che non si voglia dividere la persona! ma TUTTO il suo operato, e distinguere tra le cose che ha fatto solo da uomo, e quelle che ha fatto nel suo essere maestro custode e garante della nostra fede.
    L’infallibilità del papa è ancora abbastanza legata al suo parlare ex cathedra, per le altre cose… il papa è sempre e solo un (grande) uomo.
    I problemi legati alla sua canonizzazione sono dovuti al fatto che ha lasciato perplesse e scoperte molte aspettative legate al suo pontificato, esaltando alcuni aspetti a scapito di altri, io l’ho amato come tutti (e l’ho “incontrato” più volte) ma credo che dopo il suo pontificato ci servisse proprio un papa come quello che abbiamo adesso. E che mi piace molto. poi ogni papa è sempre il papa! IL NOSTRO PAPA.
    ….
    già da subito, nel 2005, sono emersi alcuni problemi cito ad esempio da:
    http://www.we-are-church.org/it/attual/Giulio.G.appello.Papa.5.12.05.htm
    GIOVANNI PAOLO II, SANTO ?
    Le riflessioni di Giulio Girardi sul processo di canonizzazione di papa Wojtyla (durante la conferenza stampa del 5 dicembre 2005 di presentazione dell’Appello di dodici teologi “La beatificazione di Giovanni Paolo II: appello alla chiarezza”)

    La canonizzazione di Giovanni Paolo II troverebbe certo un largo consenso in un’ampia parte della Chiesa, rappresentata da quelle folle che dopo la sua morte, scandirono insistentemente: “Santo subito!”. Ma essa provocherebbe un profondo turbamento in altri settori della Chiesa, per la figura di un papa, che non ha compreso il loro impegno, che li ha repressi ed emarginati, che ha soffocato la loro libertà di ricerca e di pensiero.

    Non si tratta certo di un turbamento da intendere come reazione puramente emotiva, ma della sofferenza di quanti hanno visto fraintesa e condannato il loro sforzo di vivere coerentemente il progetto di Gesù. Essi ed esse non parlano, come tanti pensano, sulla base di presupposti ideologici, ma a partire dalla loro esperienza di vita. Così il papa che ha perdonato, tra l’ammirazione di tutto il mondo, il suo attentatore, il suo assassino, non è riuscito a perdonare quanti hanno creduto giusto disobbedire alla Chiesa per obbedire a Cristo e al suo vangelo.

    Queste riserve sulla figura e l’opera di Giovanni Paolo II non intendono certo negare la sua grandezza, il suo impegno per la pace, l’affermazione della chiesa del mondo. Ma alcuni cristiani temono che una sua eventuale canonizzazione possa farne un modello anche negli aspetti meno evangelici della sua pastorale…

    (continua…)

  • Lidia, 7 Aprile 2011 @ 09:48 Reply

    Classico caso di depistaggio, di senso di vendetto ed opera di infangamento.

    Può essere tutto vero, ma aprendo il link, onestamente, mi pare sospetto quel

    “… “Probabilmente il papa non volle pregare per quei defunti, discriminati anche dopo la morte, temendo che questa preghiera venisse interpretata come un’approvazione della lotta rivoluzionaria”

    che trovo molto chiarificatore di quale animo avesse il relatore.

    Sul “probabilmente” non si giudica una persona e neppure lo si porta cone capo d’accusa
    Comunque il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II si è anche aperto per “eventi miracolosi” … quindi, o Dio è andato fuori di testa oppure sono fuori di testa chi si attacca a tutto pur di infangare la santità.

    E’ il gioco degli scheletri nell’armadio: se uno mette in piazza un problema è certo che l’autore di quel problema andrà in cerca dello scheletro dell’armadio di chi ha denunciato.

    E poco importa se chi denuncia ha rubato la marmellata e chi viene denunciato ha compiuto cose orribili: importante è infangare la santità, anche attaccandosi ad un “probabilmente”

    • Vera, 7 Aprile 2011 @ 11:33 Reply

      Io ho fiducia nella Chiesa, comunque, e sempre. Ma questo è un altro discorso.

      E sul probabilmente non si giudica neanche un discorso più ampio e articolato come quello che mi sono permessa di citare, (di una persona che, tra le altre cose, non è un relatore qualunque… …) e l’ho citato non già per dire che sono pro o contro la canonizzazione, non mi interessa parlare di questo ora, ma solo per ricordare a me stessa prima, e ad altri poi, quali possono essere i problemi relativi ad essa.

      buona santità a tutti
      (o anche solo buona santa giornata).

  • Lidia, 7 Aprile 2011 @ 10:25 Reply

    Consiglio la lettura di questa omelia di Padre Raniero Cantalamessa
    http://www.zenit.org/article-26169?l=italian

  • Lidia, 7 Aprile 2011 @ 12:35 Reply

    Veramente quello che mi ha lasciato perplessa è stato quel
    probabilmente il Papa NON ha voluto pregare per quei defunti … (“papa” tra l’altro scritto in minuscolo!).

    Sul pregare di un altro – per dei defunti poi di cui era stata richiesta la preghiera – non mi pare lecito il dubbio perchè non si è la persona a cui è riferita la supposizione.

    Per i problemi di una canonizzazione ufficiale, personalmente trovo – come per noi tutte povere pecore – che abbiamo avvertito la santità di questo grande Papa al di là della canonizzazione ufficiale o meno.

  • Lucia1, 7 Aprile 2011 @ 15:52 Reply

    Non penso che, comunque la pensiamo, il Signore sia contento di vederci discutere sulla beatificazione di Giovanni Paolo II.
    Non siamo chiamati ad essere pro o contro; siamo chiamati ad essere uniti e non a dividerci nel Suo nome.
    Vi prego, torniamo al Vangelo.

  • michaela, 7 Aprile 2011 @ 16:18 Reply

    Prima di passare al Vangelo, vorrei dire la mia umilissima parola:

    Io amo il Santo Padre Benedetto XVI (e Dio solo sa quanto), l’ho accolto con amore fin dal primo istante del Suo Pontificato e per me (Santo in Vita!), che Dio Lo Benedica; voglio però spezzare una lancia a favore del Santo Padre Giovanni Paolo II:

    “La pietra scartata dai costruttori
    è divenuta testata d’angolo;
    ecco l’opera del Signore:
    una meraviglia ai nostri occhi” (dal Salmo 117).

    Noi uomini possiamo dire e fare ciò che vogliamo, ma sono certa che il “Divino Eterno Padre” lo ha accolto tra le sue braccia.

  • angelo, 7 Aprile 2011 @ 16:45 Reply

    Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, nè le vostre vie sono le mie vie”, dice il Signore.
    Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.(Isaia 55,8-9)

    Anche per San Pio Da Pietralcina non è stato facile: il Sant’Uffizio dichiarava il “non constat de supernaturalitate” circa i fatti legati alla vita di padre Pio ed esortava i fedeli a non credere e a non andare a San Giovanni Rotondo.

  • Vera, 7 Aprile 2011 @ 17:15 Reply

    La Santità degli altri non la decidiamo noi.
    Forse è meglio che ciascuno pensi alla propria Santità e che torniamo al Vangelo.

    e con questo ho chiuso sull’argomento.

  • Paolo, 7 Aprile 2011 @ 17:52 Reply

    Gente la smettete di discutere sul mio blog? Grazie.
    Stiamo al tema, prego.

    (La santità di una persona NON indica che la totalità delle sue azioni sono eroiche. Un santo può anche esprimere un giudizio negativo su una questione politica o personale!
    La santità di Papa GPII è riconosciuta dalla Chiesa, punto.
    Gioiamone!)

    • Vera, 7 Aprile 2011 @ 18:42 Reply

      OK, Paolo, scusa.

  • michaela, 7 Aprile 2011 @ 18:35 Reply

    Scusa Paolo!

  • Lidia, 7 Aprile 2011 @ 18:41 Reply

    Paolo, difatti io cercavo proprio di riportare tutto su quanto tu dici.
    Non discutevo con Vera, assolutamente no, facevo presente solo la faziosità di quello scritto.

    La vista cerca sempre di essere tolta da qualcuno che butta fango sulla santità e parlo dell’autore del testo linkato e non di certo di Vera o di altri nel blog.

  • Paolo, 7 Aprile 2011 @ 22:11 Reply

    Va beeeene, per stavoooolta,,,

    • Lucia1, 8 Aprile 2011 @ 06:48 Reply

      Scusami, Paolo, ma sei troppo forte!
      Grazie di avermi regalato un sorriso di prima mattina

    • Lidia, 8 Aprile 2011 @ 08:32 Reply

      ah ah ah 😀

  • ago, 13 Aprile 2011 @ 08:05 Reply

    Quando mi ritrovo a meditare sul dolore, esplode in me una grande contraddizione che credo racchiuda tutta la mia fatica nel camminare nella fede e riconoscermi figlia di Dio è una priorità e un forte bisogno.
    La logica della fede mi porta a vedere nel dolore la massima forma di condivisione, io con gli altri quando ascolto, con me sessa e Dio, quando il dolore inizia a far parte della mia personale storia.

    E il dolore mi appartiene, fa effettivamente parte delle nostre vite, sicuramente della mia.
    Ho imparato con gli anni a riconoscerlo.
    Volerlo rifiutare e quando mi cerca il voler ribellarmi si è sempre dimostrato inutile ….. quando arriva non c’è nulla da fare, lo devo “vivere”.
    Chiedere a Dio del perchè proprio a me , credo sia cosa normale, altra cosa è accettare quello che mi sta capitando come un possibile percorso di vita.
    Scusate, non voglio dire che deve per forza capitare, ma che capita, e molto più spesso di quello che io mai potessi pensare.
    Il pianto per me è una liberazione, è un dirmi e un dire, che sto male, che sto soffrendo, che però c’è qualcuno che non mi abbandona e che piange con me.
    Ed è proprio questo che succede! Imparare a condividere credo sia stata la cosa più bella che io abbia imparato, non posso fare da sola, ho bisogno di qualcuno con cui dividere anche il mio dolore. E il dolore inizia a prendere un nome, le angosce si alleggeriscono e gli abbracci si moltiplicano.

    E’ forte questo Gesù, che aspetta la morte di Lazzaro e poi piange…..che lascia Marta e Maria, in attesa….ma quando arriva assume di su di se parte della loro sofferenza……. quello che poi accadrà sarà dopo, sono certa che l’amore di Dio mi appartiene come io appartengo a lui e che mai vuole farmi soffrire.

    In 10 mesi ho perso due famigliari………..il dolore è insopportabie se non condiviso.

  • Lidia, 13 Aprile 2011 @ 23:36 Reply

    @ago,
    come vorrei poterti avere qui vicino. Conosco quel dolore dilaniante che non conosce possibilità di nascondersi, ma conosco anche quanto sfonda il cuore dalla durezza altrui scoprendo tesori immensi ed insospettabili.

    Non so te, ma per me è dolore disarmato e disarmante.

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