Quante volte sono salito sul Tabor?
Parecchie.
Eppure è sempre un’emozione, anche se uno ormai dovrebbe esserci abituato. Ma non ci si abitua mai alla bellezza. Una volta ti colpisce la luce che sa regalare il cielo terso di Galilea, un’altra, il paesaggio che si gode dall’alto, spingendo lo sguardo verso Naim, o Nazareth, o verso la fertile pianura che porta alla costa, o, in lontananza, il monte Ermon, un’altra l’ampia vegetazione che stupisce chi pensa che Israele sia solo colline brulle e deserti. Questa volta a mozzarmi il fiato è la fioritura primaverile, un regalo per noi, dopo un’attesa settimana di pioggia giunta dopo due anni di siccità. E il vento, fresco, che mi ricorda il “mio” vento di montagna. E, ancora una volta, mi stupisce lo sguardo stupito di chi sale per la prima volta, quello sguardo e quella gioia che, in fondo , sono la ragione per cui affronto la per me sfiancante esperienza del pellegrinaggio.
E’ stupendo per noi essere qui, Rabbì.
Bello averti conosciuto.
Bello averti amato. Bello saperci amati. Bello, in fondo, vivere.
La Quaresima ci riempie di essenzialità e senza la bellezza siamo polvere. Facciamo memoria delle bellezza, in questa settimana.
Un abbraccio da Gerusalemme, Shalom.
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