Ho seguito con grande interesse il viaggio di Papa Benedetto in Inghilterra, sia per la sua portata storica (il primo Papa in epoca moderna a visitare quell’isla) che per l’incertezza che regnava riguardo al risultato della visita. Papa Giovanni Paolo ci aveva abituati a continui viaggi, con l’attuale Papa, sia per l’età (non scordiamoci mai che ha superato gli 80!) che per lo stile, i viaggi sono molto più rari e, perciò, molto più significativi. Ho letto con attenzione tutti i discorsi del Pontefice trovandovi, come spesso accade, grande beneficio e ho lodato il Signore per la prudenza, la profondità e l’umanità (declinata da una evidente connaturale timidezza) che esprime il nostro Pietro. Spero davvero che questa immane fatica riallacci i legami con la comunione anglicana e inviti tutti noi a prendere molto sul serio il desiderio di rinnovamento e conversione espresso dal Pontefice. Fra le moltissime cose dette, mi piace segnalarvi una risposta data ai cronisti prima del viaggio, sull’aereo, rispetto al rischio di una forte contrapposizione della folla ed ad un “fallimento” della visita. Da meditare:
Una Chiesa che cerchi soprattutto di essere attrattiva sarebbe già su una strada sbagliata”.
E ha subito spiegato perché:
“Perché la Chiesa non lavora per sé, non lavora per aumentare i propri numeri e così il proprio potere. La Chiesa è al servizio di un Altro. Serve non per sé, per essere un corpo forte, ma per rendere accessibile l’annuncio di Gesù Cristo, le grandi verità, le grandi forze di amore di riconciliazione apparse in questa figura e che sempre vengono dalla presenza di Gesù Cristo.”.
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