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Un popolo di cercati (18,12-14)
“Che ve ne pare? Un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una; non lascerà forse le 99 sui monti per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.”

Il sogno di Dio, la Chiesa, è un popolo di cercati, di persone che fanno l’esperienza dell’essere torvati e ricondotti all’ovile della verità e dell’amore, proprio come la pecora della parabola. La Chiesa è un popolo di perdonati, di peccatori ritrovati. Gesù ci dice:”Hai un cuore di bambino? Lasciati ritrovare, lasciati portare sulle spalle.” Attenti al rischio del sentirsi come le altre 99 pecore che aspettano all’ovile. Attenti all’atteggiamenti ipocrita di chi, di fronte a Dio, non ha nulla da chiedere, nulla da scusare. Se togliete Cristo, la Chiesa non ha senso di esistere. Se togliete la sua passione, il suo progetto, il suo sogno, la Chiesa non si può spiegare. Chi di noi avrebbe scelto quei dodici? Chi di noi, al posto di Dio, avrebbe corso il rischio di vedere il proprio messaggio di vita stravolto dalla miseria degli uomini? Dio avrebbe potuto scegliere migliaia di modi per stare in mezzo a noi. Modi più accessibili, più immediati, di presentarsi all’umanità, di restare presente, di consigliare. Che so: magari attraverso un net-work costrito “ad hoc” … No: Dio sceglie di stare in mezzo a noi attraverso il volto quotidiano, banale, mdiocre degli uomini, di questi uomini che compongono la chiesa. Tutto ciò accade in perfetta sintonia con la logica dell’incarnazione, per dirci ancora una volta che l’umanità è benedetta, che benedetto è il nostro agire, il nostro vivere sulla terra.

Un popolo che si fa carico (18,15-18)
“Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni; se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea e se non ascolterà neppure l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano”

Il sogno di Dio è un popolo di cercati, un popolo che si fa carico gli uni degli altri, la “prise en charge.” Rifletteremo poi sul rischio di esprimere giudizi, sul fatto di costruire cappotti addosso agli altri, magari con entusiasmo cristiano. Per ora riflettiamo sul rischio di disinteressarci gli uni degli altri, di vivere appartati, di non volere avere guai, di elaborare contratti taciti per cui io non ti disturbo ma tu, per cortesia, non mi disturbare … Ho ricevuto in questi giorni la fotocopia di una lettera che un mio amico prete francese ha indirizzato ai suoi liceali all’indomani dell’ennesimo suicidio (due in tre mesi). E’ un atto d’accusa contro l’ipocrisia degli adulti che si rifiutano di vedere la solitudine e il vuoto dei giovani, un’impressionante serie di “assez!”, “basta!”, buttato in faccia al mondo degli adulti. Mi raccontava come il preside l’abbia preso da parte pregandolo di non creare allarmismi. Al secondo suicidio! In questa lettera aperta Vincent dice: “Basta nascondere le proprie paure dietro alla parole “libertà”, per cui tu sei libero di fare ciò che vuoi solo perché io non so dirti come fare altrimenti! E concludeva aprendosi alla speranza, indicando il senso nell’Amore incarnato che è Dio.
Questa è la correzione fraterna: vedere la fragilità e farsene carico, senza nasconderla in una presunta e ipocrita libertà di azione. A risposta dell’inquietante vuoto che ci circonda, occorre reagire con una professione di fede chiara, fiduciosa, in Dio e nell’uomo. Davanti all’ipocrisia e alla menzogna del mondo dobbiamo tacere?  Dobbiamo tacere, dire rosari e non rompere? No, scusate, correzione fraterna siginifica dire la Verità, con tutto rispetto per chi sbaglia. Papa Giovanni diceva: occorre odiare il peccato amando il peccatore.”
Nulla: il nostro mondo non sa cosa dire, dove indirizzare. A scuola un ragazzo ha un problema e nessuno se ne prende cura, scherziamo? Ci vuole lo psicologo, e così nessuno educa, nessuno indirizza.
Gesù sogna una comunità che si fa carico, senza giudizio, con discrezione. La difficoltà ( e dobbiamo invocare lo Spirito che ci aiuti) è di aiutare senza invadere, senza fare violenza alla libertà e alle scelte altrui, ma essere vicini, essere disponibili.


45 Comments

  • Janus, 11 Febbraio 2010 @ 14:52 Reply

    @ Lucia
    … confermo che alla fine la torta è sempre la stessa 🙂
    Ricordiamo che la nostra Chiesa è una casa molto grande, capace di accogliere tutti 🙂 La cosa importante è rimanere ben saldi all’Essenziale!

    @ Costanza
    … notevole!

    A presto,
    Salùt.

  • lucia viani, 12 Febbraio 2010 @ 09:57 Reply

    ….questa storia della torta non l’ho ben capita….comunque mi fido di voi!:-) e se dite che latorta è la stessa ci credo!!:-)
    buona giornata di gioia!!!

  • Marco, 14 Febbraio 2010 @ 18:34 Reply

    Un popolo di cercati
    “le 99 pecore che aspettano all’ovile” è una disattenzione voluta?
    Matteo le lascia sui monti, Luca nel deserto: ma perché?
    Forse perché capiamo che siamo anche noi dei cercati? Che riconosciamo che in noi vivono entrambe i figli del padre prodigo di amore (Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà Es 34,6), il fariseo, lo scriba, il pubblicano, la prostituta e i peccatori pubblici?

  • marilena, 8 Luglio 2010 @ 12:00 Reply

    Scusate, entro in punta di piedi. Leggo tanto ma scrivo poco… siete così bravi e le vostre citazioni sempre così pertinenti e … culturalmente elevate che mi vergogno un po’!
    Io non ho la vostra preparazione e la mia fede è forse un pò troppo… esperienziale ma vorrei condividerla con voi
    Ci sono dei modi di perdersi stranissimi e delle correzioni a dir poco inusuali:
    Mi sentivo tra quelle 99 pecore rimaste nell’ovile, non perché mi sentissi brava ma perchè mi sentivo amata.Poi è successa una cosa stranissima, ho cominciato a dubitare, in modo sottile (talmente sottile che io stessa non mi sono accorta), fino al punto di essere ancora nell’ovile ma come separata dalle altre pecore, come se tra me e le altre ci fosse un muro di … vetro: invisibile agli occhi ma che mi impediva di avere contatti con le altre pecore, con il pascolo e anche con il pastore… lo vedevo, intuivo il suo amore ma non riuscivo a percepirne il calore. Ci si può perdere anche restando nell’ovile!!! Ma il pastore che “ne sa una più del diavolo”(ah!ah!) mi ha visto ed ha infranto il muro di separazione, lo ha letteralmente preso a martellate, usando come martello un oggetto davvero inusuale: “L’ultimo si”. Che botta, quanti cocci, che paura… che bello! Finalmente posso risentire l’odore dei pascoli, il calore del sole, la mano del pastore che mi accarezza, i belati delle altre mie sorelle … sono libera!
    Spero di essere riuscita a condividere il mio pensiero…
    Baci Mari

    • Aniello, 12 Agosto 2012 @ 07:06 Reply

      La croce di Cristo è una vittoria. E’ sorprendente leggere nella Bibbia , che Cristo è stato vittorioso alla croce. Egli è stato rigettato dal suo popolo , tradito da uno dei suoi, abbandonato dai discepoli e messo a morte per decisione del governatore romano? Apparentemente, sembrava che tutto fosse perso e che fossero annientate le speranze di quelli che credevano in Lui. In realtà l’uomo che stava li sulla croce, in grandissima debolezza, con i piedi e mani inchiodati al legno, riportava la vittoria definitiva. Prima di morire , Gesù esclamò: “tutto è compiuto” poi ha reso lo Spirito a Dio ed è entrato volontariamente nella morte. Ha così terminata la missione che il Padre gli aveva affidata, Gesù, si è offerto in sacrificio per il peccato dell’umanità. Nel Suo amore, per Dio e per noi, niente l’ha fermato. Ecco in che cosa consiste la Sua vittoria , è il trionfo dell’amore vero. La risurrezione di Gesù conferma e proclama la Sua vittoria alla croce. Ora Egli è un Salvatore vivente che interviene per tutti quelli che confidano in Lui. Con la Sua morte, li ha strappati dal giudizio del peccato, dal timore della morte, dalla schiavitù del diavolo. Sì, questa vittoria da riportata a così caro prezzo, Gesù la comunica al credentenella sua vita quotidiana. Pace a Voi

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