La conversione di Paolo è diventata, per i discepoli, l’emblema di ogni conversione, il modello di riferimento, anche nella storia, dell’incontro fra l’incredulo e Dio. Fiumi di inchiostro sono stati versati su questo episodio, mi piace ricordare che la conversione è un cambiamento di prospettiva, di indirizzo, una scelta radicale esistenziale, una risposta alla chiamata del Signore che, però, cresce e dura tutta la vita. Paolo dovrà convertirsi numerose volte, nella sua vita, dalla prima, fondamentale conversione del cuore, a quelle più sottili del suo modo di vedere se stesso, gli altri, la Chiesa. Riprendo quanto ho scritto ne “La lettera perduta”, è Paolo che parla in prima persone.
“Ogni conversione è una storia da raccontare, ogni incontro con Dio è una testimonianza del suo amore per tutti noi. Molti tra voi, fratelli provenienti dal paganesimo, pensano che la conversione sia passare dal non credere al credere, dall’adorare false divinità al riconoscere il volto del vero Dio.
A volte è così.
Per me, invece, la conversione fu tanto più eclatante quanto più difficile: io credevo di credere, ero certo delle mie convinzioni, non dubitavo nulla e di nulla.
Quanto è più difficile convertire un credente!
Quanto più difficile convertire un devoto zelante che crede di conoscere Dio quale ero io!
Dio ha dovuto urlare, farmi inciampare nelle mie sicurezze che mi avevano portato a diventare un violento nel suo nome, per farsi riconoscere.
State vigilanti, fratelli nel Signore: anche a noi discepoli può succedere di diventare arroganti, di essere certi di possedere la verità, di guardare con disprezzo a coloro che non si comportano come noi.
Quando Gesù si scagliava contro le certezze di noi farisei, stava parlando ad ogni credente di ogni tempo: anche nel suo nome potremmo tornare a chiudere il cuore, a stravolgere il Vangelo, a rinchiudere Dio in una gabbia.
In questi anni di gioia e di fatica l’ho visto con i miei occhi: l’unico vero discepolo è colui che, pur avendo conosciuto Dio, sa di non sapere; pur avendolo amato, sa di poter amare ancora; pur seguendo le sue leggi, sa di non potersene fare scudo.
Un’altra cosa ho capito, col passare degli anni: la conversione dura tutta la vita.
Non avviene in un momento puntuale, non accade una volta per sempre.
Quando fui battezzato dal fratello Anania, visibilmente timoroso e impacciato, reso tale dalla mia triste fama, pensai che le cose sarebbero state chiare e semplici da allora in poi. Ora, vecchio e stanco, pronto a dare la mia vita per il Signore, guardandomi indietro mi rendo conto di quanto io sia cambiato in questi anni di predicazione.
Molte volte le mie certezze sono state messe in discussione, dagli eventi, dai nemici, dai fratelli. E più conoscevo l’inesprimibile mistero della Redenzione e più capivo di non avere ancora capito. Questo vi suggerisco, amati nel Signore che vorrei ancora dare alla luce e offrire a Dio: non rassegnatevi mai, non abituatevi, neppure ad una vita santa.
Cercate il Signore, sempre.”
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