In quei giorni, Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo seppellì nella sabbia. Il giorno dopo, uscì di nuovo e, vedendo due Ebrei che stavano rissando, disse a quello che aveva torto: “Perché percuoti il tuo fratello? ”. Quegli rispose: “Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di uccidermi, come hai ucciso l’Egiziano? ”. Allora Mosè ebbe paura e pensò: “Certamente la cosa si è risaputa”. Poi il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte Mosè. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo. (Es 1,11-15)
Abramo ci ha svelato il volto di un Dio misterioso che ci chiama ad andare a noi stessi, a dare retta al bisogno di senso che portiamo nel cuore, Mosè ci conduce nel deserto per scoprire che il Dio dei Padri si occupa (e tanto) dell’umanità. Mosè è il principe d’Egitto, salvato fortunosamente dalla figlia di Faraone, e viene a sapere delle sue umilissime origini. Il libro dell’Esodo non parla “del” Faraone ma di “Faraone” come un nome proprio, come un nome collettivo che simboleggia la tirannia del potere da cui liberarsi. Possiamo immaginarci il temperamento del giovane e pasciuto principe che vede la sofferenza degli ebrei e decide, dall’alto della sua posizione, di fare qualcosa. Ma lo zelo di Mosè, che tanto assomiglia all’atteggiamento dei giovani borghesi degli anni sessanta che volevano convincere gli operai, si fonda su basi fragili. Mosè presume, pensa di sapere, crede che la folla gli andrà dietro. Perché mai dovrebbe farlo? Per il popolo Mosè è e resta il figlio del tiranno che obbliga Israele in un regime di semi-schiavitù… E avviene il fattaccio raccontato dal libro dell’Esodo: Mosè interviene per fermare un egiziano che sta malmenando un povero ebreo, nella colluttazione l’egiziano resta ucciso. Mosè non se fa scrupolo, continua il suo percorso come se nulla fosse. L’indomani, vedendo due ebrei litigare, cerca di intervenire e riceve una risposta che, per lui, è la fine del suo fragile delirio di onnipotenza: “Vuoi forse fare a noi quello che hai fatto all’egiziano?”. Mosè scopre che non è amato, che nessuno lo segue, anzi che è temuto per i suoi eccessi di violenza. Mosè vede il suo nascente sogno giovanile frantumarsi, il suo ego svanire a contatto con la bruciante realtà. Deluso, amareggiato, Mosè abbandona tutto e fugge verso il deserto. La sua vita è compromessa: è comunque un omicida, non un rivoluzionario, decide di rifugiarsi al di là del deserto, di ritirarsi a vita privata…. Quante persone conosco che hanno fatto questa esperienza! Entusiasti, sognatori, appassionati che hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo, che si sono impegnati, in parrocchia, nel sindacato, in politica, per poi scontrasi con la realtà e decidere di ritirarsi a vita privata. C’è molto dolore in quella scelta, e anche un po’ di sufficienza. Mosè è un liberatore da liberare, un condottiero che deve prima affrontare la durissima battaglia del proprio egocentrismo per diventare davvero lo strumento di Dio. Di là dal deserto Mosè trova pace: una moglie, Zippora, un figlio, un mestiere che suo suocero Ietro gli insegna, il guardiano di greggi. Fa tenerezza vedere il principe d’Egitto, smessi gli abiti del suo rango, nascondersi dietro la pesante tunica dei beduini. Fine del sogno, Mosè non sa neppure più dove sia l’Egitto e la corte. Ora è un fuggiasco, un latitante che si nasconde nelle tende dei beduini. I suoi sogni di grandezza sono perduti per sempre. Ora Mosè è pronto per diventare il condottiero che sognava di essere, ma che non pensava di poter diventare. Alla fine del suo percorso di fallimento, Dio lo stava aspettando.
Dio dei Padri, tu non vuoi dei condottieri valenti, ma degli uomini autentici, consapevoli dei propri limiti. Nulla ci allontana da te, ma tu conduci le nostre storie verso orizzonti di bene e di libertà, Dio che liberi Mosè da se stesso!
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