Giovanni è l’unico santo, insieme a Maria, di cui ricordiamo la nascita e non solo la morte. È un gesto di rispetto verso colui che Gesù stesso definisce il più grande fra i nati di donna. Giovanni è l’ultimo dei profeti, ancora debitore alla mentalità passionale e minacciosa del Primo Testamento, promette punizioni divine agli impenitenti, ma dovrà, lui per primo, perplesso, mettere in discussione il suo ruolo e convertire il suo cuore a questo inusuale e inatteso Messia che stupisce a spiazza anche i suoi profeti. Grande Giovanni che hai saputo metterti in discussione, grande profeta che hai testimoniato col sangue la tua integrità, grande fratello che fino all’ultimo, dal carcere, hai dovuto affrontare il dubbio sulla vera identità di Gesù tuo cugino! Manca la profezia ai nostri litigiosi e mediocri tempi, manca la profezia, spesso, anche all’interno della comunità. I profeti ci sono, certo, ma tacciono, forse disgustati dalla contrazione di umanità che stiamo vivendo. Sappiamo stanarli i silenti profeti, là dove vivono, che non accarezzino le loro parole, ma che – piuttosto, ci scuotano e ci provochino al cambiamento. E che ciascuno di noi nelle nostre comunità, sappia coltivare la profezia nel proprio modo di essere, nella possibilità di vivere e di costruire un modo nuovo diverso di vivere, alla luce del Vangelo. Guai ad una Chiesa che riceve solo gli applausi (interessati) del mondo… La memoria del più grande martire di tutti i tempi ci ricorda che la fede, a volte, costa sacrificio, dono di sé, testimonianza suprema. Dei 40 milioni di cristiani uccisi nella storia del cristianesimo, ben 18 milioni sono stati uccisi durante il luminoso ventesimo secolo. Dall’Africa all’America Latina, dai campi di sterminio nazisti ai gulag sovietici, milioni ci cristiani hanno dato testimonianza della loro fede. Il nostro cristianesimo da poltrona e pantofole resta spiazzato da tanta generosità. Invochiamo lo Spirito che ci dia la forza e la passione dei martiri!
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