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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Lc 21,34-36

Viene il Signore Gesù. Maranatha! Con questa grande invocazione chiudiamo l’anno liturgico per iniziare l’avvento, leggendo il vangelo di Marco. Ma abbiamo ancora il tempo per un ultimo appello, un grido di speranza, una raccomandazione rivolta a tutti noi: vigiliamo su noi stessi! Perché il tratto di strada da compiere per raggiungere la pienezza è ancora lungo e potremmo appesantire il nostro cuore. Che immagine densa e inquietante quella del cuore pesante? Un’anima che non sa più alzarsi in volo, che non riesce più ad essere leggera per raggiungere il cuore di Dio. E come questo accade? A causa delle dissipazione, se ci lasciamo “mangiare” dalle persone, se non abbiamo un centro che lega tutte le nostre scelte. Le dissipazioni che ci impediscono di avere un’unità, di essere “monaci” cioè indirizzati all’Unico. A causa delle ubriachezze, il paese dei balocchi che il nostro mondo, disonesto, ci prospetta come la soluzione di tutti i nostri problemi, come se la soluzione fosse lo stordimento continuo. A causa degli affanni della vita che occupano ogni spazio e ci impediscono di guardare in alto. Vigiliamo!

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