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Mi mette a disagio il livello di violenza, di vittimismo, di complottismo, di rabbia, di superficialità che sta dilagando, Lo ritrovo nei discorsi dalla parrucchiera, alla fermata del bus, nelle parole del vicino.

Come se la gente fosse contenta di poter esprimere il peggio di sé, come se tutti, finalmente, si sentissero autorizzati ad essere triviali, razzisti, egoisti. Tolta la maschera del politicamente corretto, del bravo ragazzo, del mite e ragionevole, danno libero sfogo alle proprie ombre, in un crescendo di eccitazione e di malvagità.

Tu hai un’altra età ma noi che siamo cresciuti nel dopo-guerra, che abbiamo lottato, discusso, che ci siamo impegnati nella cultura, nella politica, nella Chiesa, avvertiamo, oggi, un forte senso di fallimento.

Cerco di rimanere nella dimensione che questo ultimo tratto di strada mi ha fatto scoprire. Una dimensione fatta di luce, di intensità, di divino, di mistero. Amo ancora la vita, tantissimo. E so che il tempo che mi viene dato lo voglio usare per vivere con intensità, continuando a stupirmi.

Il sole percuote le strade di Torino in questo inizio estate. Ma in questa palazzina retrò, con le imposte accostate, si riesce a respirare. Chiacchieriamo con semplicità nel grande salotto, le pareti riempite di libri, davanti ad un bicchiere di succo di mela.

Parlare con Maria Pia mi rincuora, per quell’alchimia delle anime che Dio, o chi per lui, concede in qualche raro momento della vita.

Danilo se n’è andato da qualche mese. Pia mi racconta dell’ultimo periodo in cui avvertiva la sua serenità ma, anche, lei, unica, il peggioramento della sua condizione. Il respiro si era appesantito e tanto era bastato per capire che dopo dodici anni di immobilità assoluta, di assenza di comunicazione, di una vita sospesa ma vera intensa, suo marito stava sciogliendo le vele.

Dodici anni. Il tempo della pienezza, per la Bibbia.

Per vivere un’esperienza drammatica e grandiosa, in cui ti spezzi o metti le ali.

Un santissimo sacramento in casa, come dice Pia. Una stanza diventata Cattedrale. In cui si entrava in silenzio, come per accedere al Santo dei Santi.

E davanti a quel corpo vivo e cosciente, ma immobile e impossibilitato a relazionarsi, si è consumata la più intensa, spirituale e trascendente esperienza di vita di Maria Pia.

Giornalista e scrittrice affermata, sposa e madre, donna, soprattutto, nella consapevolezza di poter guardare la vita e il Vangelo dalla splendida prospettiva femminile, Pia ha vissuto il grande mistero della trasfigurazione.

Parlare con lei accarezza l’anima.

Le parlo del mio libro sui Profeti, della mia vita sempre un po’ contorta.

Ci intendiamo. Oasi nel cammino.

(Maria Pia Bonanate ha scritto numerosi libri nella sua carriera di giornalista e scrittrice. Ha firmato reportage da diversi luoghi del mondo e realizzato significative inchieste sull’emarginazione, sui giovani e sul mondo delle donne. È presidente dell’Associazione Aliseo Onlus, Servizio per la cura e la prevenzione dell’alcolismo, attivo in Piemonte dal 1987. Fra i libri pubblicati: I bambini della notte (Il Saggiatore, 2014), Io sono qui (Mondadori, 2012), Donne che cambiano il mondo (Mondadori, 2004) e Suore (Rizzoli, 1991)

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