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In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Gv 14,6-14

Celebriamo la memoria dei santi Filippo e Giacomo, i cui corpi sono venerati nella Chiesa dei dodici apostoli a Roma.

Che senso dell’ironia ha lo Spirito nel mettere insieme due santi così diversi! Filippo, discepolo del Battista, il cui nome e le amicizie denunciano una provenienza meticcia, capofila di coloro che si aprono al dialogo con i pagani, è celebrato insieme a Giacomo il minore, cugino di Gesù, che sostituirà Giacomo il primo apostolo ucciso, alla guida della comunità di Gerusalemme, piuttosto conservatore. Eppure così è la Chiesa, fatta di progresso e innovazione nella tradizione e nella tutela del deposito della fede. Filippo e Giacomo sono come i due simboli, le due facce della Chiesa che, sempre, è chiamata a non tradire o svendere il prezioso tesoro del vangelo consegnatoci da Cristo e, nel contempo, a non arroccarsi o chiudersi al mondo. Così, in questi duemila anni, la Chiesa è riuscita, bene o male, a restare fedele al mandato del Signore, confrontandosi con le svolte della Storia conservando l’essenziale e mutando il provvisorio. Che i due apostoli, così diversi nelle loro sensibilità e nella loro storia personale, ci insegnino a difendere la diversità all’interno della Chiesa, senza adottare logiche mondane che tradiscono l’equilibrio creato dal Maestro Gesù.

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