Primi anni ’60, Roma.
Violette Koury è una intraprendente ragazza che sogna di diventare farmacista. Ha appena conseguito la laurea. E’ venuta in Italia non perché ami o conosca il nostro paese. Anzi, quando arriva non conosce una parola di italiano. E’ stata costretta a venire perché là dove vive, a Nazareth, non ha alcuna possibilità di laurearsi. Ha 8 anni quando il conflitto arabo-israeliano le entra in casa: zii dispersi, la sua cittadina che quadruplica gli abitanti accogliendo gli sfollati dai villaggi arabi distrutti, l’impressione di vivere in uno zoo a cielo aperto.
Per andare a studiare a Gerusalemme deve ottenere un permesso ogni due settimane. Per averlo perde due giorni ogni volta. Troppo. Quando chiede un permesso di un anno per continuare gli studi il funzionario israeliano le propone uno scambio: il permesso in cambio di qualche informazione sugli studenti arabi suoi compagni. Rifiuta.
A quel punto l’unica possibilità è accettare la proposta dei Fatebenefratelli che la conoscono e che a Nazareth hanno un ospedale. Sarà loro ospite a Roma.
Racconta della strana sensazione avuta i primi mesi in Italia. Una ragazza ventenne sola a Roma senza possibilità di avere contatti con la propria famiglia. Ma, dice, nel cuore una gioia indefinita. Cui dà un nome: libertà. Di muoversi, di parlare, di pensare.
Si laurea e con orgoglio stringe la pergamena che riconosce il suo risultato.
La firma del Rettore deve essere autenticata dall’ambasciata israeliana per avere valore nel suo paese.
Ma l’ambasciatore israeliano va su tutte le furie: nel documento l’Università ha scritto: “Nata a Nazareth, Palestina”. Non esiste la Palestina. Si rifiuta di apporre la firma, sprezzante dice alla ragazza di far cancellare quella dicitura.
Violette, intimidita, va in segreteria, che scomoda il magnifico Rettore.
Assurdo: la laurea è documento unico, non modificabile, non ripetibile.
Il Rettore va su tutte le furie: l’ambasciatore israeliano non può dire ad un funzionario italiano cosa deve scrivere su un documento ufficiale! Non può insegnare agli altri cosa fare! Deve solo autenticare il documento, non contestare quanto vi è scritto! Che non si permetta! E’ un ospite in Italia anche lui!
La giovane laureata, intimidita, gli chiede di scriverlo su una lettera.
Così avviene e Violette torna dall’ambasciatore.
Questi apre la lettera e legge. Paonazzo in volto, visibilmente irritato, tace e firma.
Non saluta nemmeno la giovane farmacista .
Quella pergamena, incorniciata, è ora nel salotto della casa di Violette, a Nazareth.
Ci racconta che spesso la guarda, sorridendo.
1 Comment