Bello fare una conferenza sulla felicità.
Meglio, per capirsi, di quando devo parlare del dolore. E’ doloroso parlare del dolore.
Bello cercare tracce per orientarsi, per capire. Da tanto ci sto lavorando, da tanto accolgo i tanti stimoli che mi arrivano. Diciamo che sono un apprendista che osserva. Anche dagli errori. E che è convinto che la pienezza della felicità, che qui cerchiamo, intuiamo, costruiamo, deve passare attraverso la fioritura della nostra anima e dall’abbandono delle paure e dei sensi di colpa e che, ne sono sempre più convinto, ha a che fare con il Dio di Gesù venuto per liberarci attraverso la verità.
Di una cosa sono ormai certo: devo smetterla, dobbiamo smetterla, di porre condizioni alla felicità.
Se fossi, se avessi, se potessi, se non potessi, se riuscissi…
Se fossi diverso, se quella persona mi amasse, se mi dessero quel lavoro, allora sarei felice.
Balle.
Se non siamo felici oggi, qui, adesso, orientando il nostro sguardo verso la pienezza, non lo saremo mai. Sarebbe già un primo passo ammetterlo.
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