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In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. Lc 19,45-48

Come può sopportare il mercato che occupa gli spazi del tempio? Come, dopo aver pianto sulla città? Come può accettare che l’uomo faccia diventare il rapporto con Dio una fiera? Che l’uomo si metta a mercanteggiare con Dio scambiando preghiere e riti e olocausti con favori e piaceri? Cosa ha a che vedere questa orribile idea di Dio con il volto del Padre che Gesù ha sperimentato e che continua a raccontare? La delusione diventa rabbia e la rabbia diventa azione, eccesso, follia. Hai ragione, Maestro, troppo spesso trasformiamo la nostra fede in mercato, trattiamo Dio come se dovessimo comprare qualcosa, convincerlo a farci un buon prezzo, convinti che debba, alla fine, darci una mano. Hai ragione: quanto è piccina la nostra idea del Padre, quando anche le nostre chiese diventano dei luoghi di culto senza essere luoghi di incontro fra noi e il Padre. Hai ragione: anche se discepoli, anche se operai che lavorano nella tua vigna, a volte pensiamo che in fondo possiamo ragionevolmente contrattare con te per strappare qualche favore. Ribalta pure i nostri tavoli, scuotici, arrabbiati, richiamaci ancora all’essenziale!

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