Ho conosciuto il Vangelo grazie ad un giovane prete carismatico della mia Diocesi, trentacinque anni fa. Seguiva i giovani ed ebbi modo di partecipare alle sue meditazioni sul Signore. Non avevo mai sentito dire le cose che diceva e da lì è iniziato un percorso di conoscenza che dura tutt’ora.
Per me quel gruppo, quell’esperienza spontanea, non era esattamente un movimento o un’associazione, più un’intuizione benedetta, è stato centrale, fondamentale, il mezzo che Dio ha usato per incontrarmi e perché lo incontrassi. Col passare degli anni ho imparato e rileggere anche con spirito critico quei tempi, a vederne i limiti, i rischi, a pesare gli eccessi. Ho visto amici del gruppo prendere strade diverse o rileggere quell’esperienza in maniera paradossale.
A quei tempi quell’approccio alla fede era innovativo (oggi quasi banale) e molti parroci storcevano il naso e muovevano pesanti critiche verso quel prete e i suoi giovani “plagiati”. Ricordo quanto soffrivo per quei giudizi.
Da quell’esperienza ho imparato una cosa semplice e banale: non bisogna mai insegnare a Dio come si fa a convertire il cuore delle persone. Mai. Dio passa anche attraverso strumenti sgangherati, inefficaci, discutibili. Il momento della critica e dell’analisi ci sta, certo, ma sempre nel rispetto assoluto dell’evento di fede.
Nessuno può giudicare il modo che Dio ha di operare e bisogna portare immenso rispetto per ogni singola esperienza di fede. Dai frutti si vede la bontà dell’albero e, nel mio caso, visto i frutti che quell’esperienza ha prodotto nella mia vita, devo ammettere che quell’albero era buono (forse un sicomoro?).
In questi anni di evangelizzazione mi è successo di essere coinvolto in alcune esperienze di fede per cui non provo particolare attrazione: movimenti, apparizioni, leader carismatici. Non provo attrazione perché, semplicemente, la mia strada è passata da un’altra parte, fra le montagne, per intendersi. E di quelle esperienze, come della mia, ho visto i limiti e, a volte, ho espresso dei giudizi. Ma, almeno nelle intenzioni, li ho espressi senza voler mai offendere la singola esperienza, senza denigrare e ridicolizzare. Le intenzioni, però, fanno i conti col peccato originale quindi certamente non sempre questo intento è stato perseguito con sufficiente onestà.
La Chiesa è grande perché lunga larga e profonda e traboccante di misericordia. Ve lo dice uno che ne ha combinate di cotte e di crude e ama questa Chiesa alla follia. Perciò se anche sono addolorato per certe prese di posizione che mi sembrano negare la fede cattolica (specie sul web alcuni se le danno di santa ragione riguardo al Papa) non voglio commettere lo stesso errore. mettendo acrimonia uguale e contraria nell’esprimere le mie opinioni.
Perciò chiedo ufficialmente e cristianamente perdono se, in questi anni ho espresso giudizi di merito che possono avere ferito persone che, in quelle esperienze, hanno trovato la fede. L’analisi va sempre fatta (anche ad intra, sul servizio che sto facendo, per non creare una setta di curtiani) ma nel totale rispetto dell’iniziativa di Dio.
Ecco, questo è ciò che ho maturato in questo anno giubilare.
Spero di ascoltare ciò che ho scritto e di convertirmi.
Amen.
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