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In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Giovanni 10,1-10

Il recinto serve a proteggere le pecore dall’assalto dei lupi e degli animali rapaci. Ma il recinto può diventare una gabbia, una costrizione insopportabile. E Israele è finito prigioniero in quel recinto di prescrizione rituali e di leggi religiose che hanno soffocato la libertà del popolo. I mercenari, i sacerdoti del ricostruito tempio, i dottori della Legge, trattano male le pecore, le tengono prigioniere, non vogliono farle crescere ma le soffocano con la loro religiosità opprimente e claustrofobica. A volte anche noi, oggi, siamo oppressi nel recinto delle nuove prescrizioni religiose. E Gesù ci libera, ci riporta alla verità. Solo passando attraverso di lui possiamo riappropriarci della vera fede, solo allontanando dal nostro cuore la triste idea di Dio che a volte ci facciamo possiamo recuperare il vero volto di un Dio pastore buono e bello, che ha a cuore le sue pecore, che le conosce per nome, che le chiama ad una ad una. Tutti abbiamo dei pastori nella vita: il nostro orgoglio, quello che pensa la gente, i nostri appetiti… scegliamo il pastore giusto, l’unico che ci conduce sui pascoli erbosi della vita eterna.

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