Scusate, ma proprio deborda.
La commento, la Parola, poi pubblico, giro i video. Ma ancora gira, smuove, quando la celebro in comunità si allarga, irrompe, dilaga.
Il vangelo di oggi, poi. Come contenerlo?
Tre dettagli mi hanno ulteriormente allargato (allagato) il cuore.
“E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli”
Gesù si manifesta alla comunità. Sgangherata, rinunciataria, rattristata dal peso di Pietro, ma si manifesta loro. Lo fa con garbo, ma è prexente. Se volete fare esperienza del risorto passate per una (anche se zoppicante) comunità cristiana. State certi che il risorto viene.
“Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro”
Pietro sta per essere ribaltato, come ho ampiamente commentato nelle mie riflessioni domenicali. Ma non avevo mai notato che, prima, lo fa mangiare, lo fa accomodare, lo rinfranca, lo rincuora. Dio non forza mai la mano, è accogliente a prescindere, prende i suoi tempi che non sono i nostri. Chiede, scuote, smuove ma prima ci mette nelle condizioni di poter cambiare.
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?».
La prima domanda di Gesù, non l’avevo mai notato!, è un confronto. Gesù provoca Pietro, gli chiede di essere il primo, il migliore, meglio degli altri, dei suoi amici. Come aveva fatto nel momento in cui Gesù l’aveva incaricato di custodire la fede, di restare “Pietra”, inamovibile nelle cose da credere. Ora Gesù gli chiede di misurarsi con gli altri. Ma Pietro ha sperimentato di essere fragile. No, non può fare confronti, non può giudicare l’amore di chicchessia (grande Pietro!), si rifiuta di rispondere.
Finalmente è pronto.
(sapete una cosa? Amo alla follia essere discepolo)
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