«Ti ho messo nella buca delle lettere delle cose tue, le ho trovate nella casa della mamma».
Un anno e mezzo per andare a liberare l’alloggio di mia madre. Capisco mio fratello e so quanto sia difficile togliere le tracce della vita di una persona, anche quelle fisiche. E accade ciò che, io per primo, dicevo agli altri: col passare dei mesi e degli anni i ricordi delle persone che sono avanti si affinano, si semplificano, si illuminano.
«Grazie, provvedo».
E’ un pacco voluminoso, mi chiedo cosa contenga.
Fa freddo, fuori, il cielo è velato, manca la neve in questo Natale asciutto. La domenica la passeremo a casa, mia moglie a correggere, mio figlio a fare i compiti e giocare, io a riprendermi dall’ultimo viaggio, bello ma faticoso (sento gli anni!).
Apro il pacco, inizio a leggere.
C’è tutta la mia vita. I bigliettini di auguri fatti per Natale alle elementari, le cartoline postali mandate dalla colonia estiva, le pagelle (che tenerezza!), poi le schede delle medie (confermo: ero tanto irrequieto già allora), le pagelle delle superiori, le lettere che scrivevo a mia madre dal seminario. Tutta la mia vita fino ai trent’anni.
Leggo ogni cosa, un’ondata di ricordi mi arriva dal profondo, da tanto lontano, da tanta luce.
Più di una volta sorrido, insieme ai miei, in certi momenti sento l’emozione che deborda ed esce qualche lacrima. Che meraviglia la vita, ogni vita.
Che meraviglia una madre che conserva ogni brandello (era già accaduto, con sorpresa, aprendo le cartelline di mio padre).
Bel regalo per questo avvento, ritrovare il Paolo bambino e adolescente, vedere quanto è cresciuto, vedere quanto è rimasto tale.
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