Questa è la battuta che mi ha fatto una lettrice la scorsa settimana, riferendosi al Sinodo che i vescovi stanno celebrando a Roma, sulla famiglia.
Ho risposto con un bell’emoticon.
E’ difficile sintetizzare il disagio che provo quando mi fanno certe domande.
Eppure, leggendo gli informatissimi giornaloni (da Repubblica al Corriere al Giornale) o i siti di settore (Tonelli, Magister…) o quelli specializzati (Il Regno), la domanda parrebbe legittima.
Nella vulgata giornalistica ecco scendere in campo due squadre avversarie: i novatori che vogliono cambiare la prassi sul matrimonio (non è così, pongono il problema serissimo della riammissione ai sacramenti – l’eucarestia – per quanti, separati, fanno un percorso di fede) e, dall’altra, i conservatori che non vogliono in alcun modo toccare nulla del matrimonio per non indebolirlo (qualche simpaticone farneticante prevede matrimoni gay, Papa eretico e amenità del genere inclassificabili).
Me ne rendo conto anch’io quando, per sbaglio, posto un articolo che mi sembra valido, magari senza condividerne le posizioni. Apriti cielo! Ho scoperto che nella Chiesa (e non solo!) siamo tutti dei gran teologi.
Ora: è certo che il tema sia sensibile (e non si parla solo di questo, ovviamente, nel sinodo, ma della bellezza della proposta cristiana ma parlare delle cose belle non vende), che si esprimano anche vivacemente opinioni (per espressa volontà del Papa), che penso senza essere smentito che tutti i sinodali siano credenti e cattolici, che, come sempre è avvenuto, è il Papa che farà sintesi e deciderà come usare ciò che viene detto, eccetera.
Io prego per loro tutti i giorni, perché la cosa non è semplice: occorre restare fedeli a ciò che ha detto Gesù (il quale non aveva i giornalisti a traino) e restare fedeli alla regola aurea della misericordia (Ovvio che giustizia e misericordia sono due volti dello stessa amore!).
La Chiesa non stravolgerà nulla, né questo né altri papi, ovvio.
Perché non cede alle pressioni mediatiche (ci sono fratelli che muoiono su questi dettagli) e farà quello che lo Spirito suggerirà.
E qualunque cosa deciderà scontenterà molti perché anch’essa è riferimento penultimo.
A volte, leggendo i commenti, anche di gente che immagino credente, resto amareggiato da tanta insipienza e superficialità, dietrologia e spirito mondano.
Perché qui non c’è nessuna partita, nessuna squadra avversaria, nessun pallone, non scherziamo.E la Chiesa tutta che gioca contro la logica del mondo (in senso giovanneo, cioè la parte oscura), ognuno con il suo ruolo e la sua creatività.
Semplice.
Come direbbe il mio omonimo:
Quando uno dice: «Io sono di Paolo, e un altro: «Io sono di Apollo, non vi dimostrate semplicemente uomini? 5Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.(1Cor 3,5-9)
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