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In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Abbandoniamo il sepolcro in fretta, con gioia grande e non abbiamo paura, come ci suggerisce l’angelo in questo lunedì che segue la Pasqua. Non è facile abbandonare il sepolcro, superare il dolore, lasciarci alle spalle una visione dolente della fede cristiana. Ci sentiamo molto più coinvolti dalla croce di Cristo che dal sepolcro vuoto! È molto più semplice condividere una sofferenza che una gioia! La gioia cristiana è una tristezza superata! Ma, come vedremo, dobbiamo darci del tempo per convertirci alla gioia, è un percorso difficile, ancora più difficile della conversione al Dio di Gesù. Quella tomba vuota è il centro della nostra fede, se Gesù non è risorto, come scrive san Paolo, la nostra fede è inutile e vana e Gesù sarebbe solo uno dei tanti utopisti della storia finiti male… Perciò da sempre quell’evento è stato ridimensionato, negato, rifiutato. La preoccupazione del Sinedrio che corrompe i soldati è la prima di una infinita serie di negazioni che sono giunte fino a noi oggi… Ma, con fede, i discepoli ancora proclamano che il Signore è veramente risorto, che è apparso ai dodici e che ora regna presso il Padre, alleluia!

6 Comments

  • francesco, 5 Aprile 2015 @ 21:19 Reply

    san Paolo dice che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte, quindi uniti a Lui nella morte. Con la resurrezione di Gesù anche noi (battezzati) possiamo camminare in una nuova vita libera dal peccato.
    Quindi noi uomini già in questo tempo limitato di vita terrena dovremmo vivere a gloria di Dio!
    Ma perché questo difficilmente si realizza?
    Cosa ci manca? Perché e per quali ragioni ci sta una Chiesa che predica da 2000 anni circa e una società che per gli stessi anni, seppur partecipe alle varie liturgie, non si ravvede?

    • Federica, 6 Aprile 2015 @ 00:18 Reply

      Belle domande, davvero, ma alle quali forse nanche Dio saprebbe rispondere. Gesù è Risorto e anche noi dovremmo vivere da risorti, ma, come dice Paolo, è più facile per gli uomini abituarsi al dolore che alla gioia. Non abbiamo fatto in tempo a vederlo risorto, che già lo abbiamo crocifisso. Bei sermoni, bello tutto, ma solo facciata. Che ce ne facciamo ora, di un Dio Risorto? E Dio, che vorrebbe rispondere: “io cosa me ne faccio di tutto questo”? Ancora una volta, tace e attende il finale.

  • francesco, 6 Aprile 2015 @ 10:35 Reply

    “Quella tomba vuota è il centro della nostra fede”
    “Non abbiamo fatto in tempo a vederlo risorto, che già lo abbiamo crocifisso’.

    Certo tutto dipende da noi, possiamo credere alla tomba vuota e comprenderne il significato, oppure persistere in una perpetua crocifissione.
    La difficoltà è fare una scelta tra due percorsi. Uno, il più semplice e naturale, la fede, potrebbe farci vivere (tutti) semplicemente abbandonando ogni idea di superiorità. L’altro, il più complesso, la nostra crocifissione, camminare nel contesto sociale, accettando tutto quanto comporta (insidie, egoismo, sete di potere, denaro, lusso, piaceri,…etc).
    Le vie di mezzo, alternative, sono solo concetture giustificative, mi ritengo una persona semplice però poi comunque voglio il meglio per me stesso, per i figli, per la famiglia (esempio, auto appariscenti, scuole private, vacanze dove tutto viene servito e dopo si può affermare ah! ci hanno trattato bene in tutto…, ecc.).
    Pochi sono capaci della scelta giusta e quelli che l’hanno fatta sono santi. San Francesco, esempio difficile da seguire!

    • Federica, 6 Aprile 2015 @ 19:43 Reply

      Già, non so cosa dire….., poichè anch’io sono una persona semplice, anzi, povera in spirito e, sinceramente, non mi interessa nulla di ciò che hai elencato, tanto, poi, alla, fine, l’ultima parola è sempre di Dio (non è da fraintendere, auguro ogni bene a te e ai tuoi figli). E’ da Lui che io attendo tutto, naturalmente non in questa vita; qui, mi accontento dell’essenziale.

  • francesco, 6 Aprile 2015 @ 20:18 Reply

    Forse non sono riuscito a rendere un idea!
    Comunque, suscitato da stupore, ho riflettuto, infatti, posso essere anch’io, forse il primo, a volere, potendo permetterselo, una vita definita “complessa” (di benessere, auto, vacanze e così via). Però scrutando il mio intimo, alla fine, mi ritengo fortunato vivere il mio tempo con i miei affanni giornalieri (famiglia, figli, lavoro,..ecc) e avere iniziato, in una forma diversa, a pormi degli interrogativi e cercare risposte, sul senso di questo percorso di vita! di conversione! cercando, per quanto possibile, l’essenziale nelle cose da cui siamo circondati. La prova è difficile!

    • Federica, 7 Aprile 2015 @ 00:03 Reply

      Si, certo, capisco, la prova è difficile, ma non impossibile.
      Basta iniziare, e poi, una volta cresciuti spiritualmente, ci si accorge che è più facile di quanto si possa immaginare. Ci si rende conto che nulla è importante, nulla conta veramente, tutto passa, tutto finisce; solo Dio resta, solo Dio basta; si arriva alla consapevolezza che, nel nulla, si è pienamente ripagati, pienamente appagati, si è davvero liberi.
      La libertà, non penso che, oggi, nessuno la conosca.

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