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In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

In Matteo la figura di Giuda assume il contorno drammatico del discepolo amato e chiamato dal Signore che rifiuta di accogliere l’invito alla conversione. È come noi, Giuda, esattamente come noi: un discepolo che pensa di forzare la mano a Dio. La disperazione di Giuda dopo l’arresto di Gesù si spiega solamente se il suo progetto non prevedeva un tale catastrofico epilogo! Cosa voleva ottenere, allora, Giuda? Forse voleva far incontrare Gesù col Sinedrio, forse voleva spingere Gesù a manifestare la sua potenza, chissà… Povero Giuda, che tanto ci assomiglia! Eppure, durante la cena, Gesù ancora gli offre un’opportunità di redenzione. L’apostolo chiede al Maestro: è lui il traditore? Gesù gli offre una possibilità: tu lo dici. Tu, Giuda, decidi se diventare traditore, se allontanarti dal sogno, dal progetto, se lasciarti travolgere dalla parte oscura, se lasciarti prendere dallo scoramento. Ciascuno di noi ha di fronte a sé l’immenso dono della libertà: il discepolo può diventare il traditore. Ma questo non cambia il giudizio che Gesù esprime su ciascuno di noi. Non lasciamo che i nostri sbagli, i nostri piccoli o grandi tradimenti ci allontanino dal Dio che mai si allontana.

2 Comments

  • francesco, 31 Marzo 2015 @ 18:52 Reply

    Quindi l’apostolo Giuda rappresenta chi va oltre senza rendersi conto delle conseguenze delle sue azioni. A volte anche catastrofiche! L’apostolo Pietro può (o deve) essere visto come la fragilità degli uomini che pur conoscendo come stanno le cose in un momento di (straordinaria) prova cedono alla paura di perdere qualcosa di personale (in taluni casi anche la vita). Allora proprio su questa fragilità doveva essere costruita la Chiesa? per fare in modo che nel tempo essa potesse svilupparsi in maniera forte dove nessun attacco potesse provocarle indebolimento o lesioni. Per mano degli apostoli è avvenuto tutto perché pur essendo scelti tra le persone più semplici avevano avuto di più degli altri, ossia, l’insegnamento di Gesù. Questa può essere una chiave di lettura?

    • francesco, 1 Aprile 2015 @ 08:13 Reply

      Introducendo degli argomenti cercavo delle risposte. Forse noi uomini siamo più vicini (e paragonabili) a Pietro. Possiamo ancora emozionarci e piangere (anche quando non lo rendiamo pubblico) e siamo alla ricerca (in) consapevole di conversione radicale! Chi la raggiunge, nel tempo e attraverso le prove della vita, oltre a cercarla è fortunato e libero!

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