Sento l’esigenza (un’altra volta) di chiarire il mio pensiero, che reputo cattolico e anche molto tradizionale, riguardo al ruolo e alla figura del Papa.
Lo dico in riferimento alle roventi polemiche suscitate sui media e sui social (anche, come sempre, sui miei profili facebook) riguardo alla disputa suscitata dall’ultimo libro di Socci (Non è Francesco) e all’articolo del giornalista Messori apparso sul Corriere della Sera del 24 dicembre. A soffiare sul fuoco le diverse opinioni espresse dai maggiori blog italiani che trattano di temi ecclesiali: quello di Magister (http://chiesa.espresso.repubblica.it/) e quello ormai istituzionalizzato di Tornelli (http://vaticaninsider.lastampa.it/).
La questione: alcuni manifestano perplessità riguardo all’azione di Papa Francesco che, a parer loro, creerebbe sconcerto fra il popolo cristiano, soprattutto per le sue amicizie e citazioni di persone come Scalfari, Benigni e compagnia bella e per le su affermazioni ad effetto. Chi velatamente lo accusa (a parte la risibile e indifendibile posizione di Socci sull’invalidità della sua elezione) lo contrappone a Papa Benedetto. Di fronte a queste perplessità si ergono i difensori di Francesco che vedono in questo atteggiamento un’attacco alla sua opera di riforma della Chiesa e invitano alla pugna.
Ora: io credo che papa Francesco non abbia bisogno di difensori o di detrattori e resto molto perplesso dalle partigianerie che si stanno organizzando intorno a colui che, nella Chiesa, unisce e non divide. Se la cosa è tollerabile sui mezzi di comunicazione (un giornalista deve fare il giornalista e la logica mondana, in quel contesto, è normale) mi risulta incomprensibile in ambito cattolico. Talmente incomprensibile da farmi sorgere il dubbio che qualcuno non abbia ancora ben capito quale sia il ruolo del papato nella Chiesa cattolica.
La faccio semplice (so bene che i teologi, grazie al cielo, NON leggono queste righe avendo di meglio da fare così non storcono il naso): l’eccessiva personalizzazione del Papato fa un pessimo servizio alla Chiesa, sia per chi difende questo Papa, sia per chi lo denigra.
Non siamo qui a cercare un Papa che, guarda caso, alla fine sia d’accordo con la nostra prospettiva di fede e di vita ma che custodisca il deposito della fede, conducendo la barca della Chiesa, assieme ai confratelli nell’episcopato, verso il Regno.
A questo “serve” un Papa: a garantire che la fede in Gesù Cristo rivelatore del Padre sia custodita dalle mode e dalla deviazioni lungo i secoli. Solo a questo! Forzare la sua presenza, la sua funzione, il suo ruolo, rende un pessimo servizio al Vangelo.
Il Papa indica il Cristo e noi, in massa, ad applaudire il Papa.
Prego?
Applaudiamo Cristo, conosciamolo, preghiamolo, amiamolo, serviamolo. Insieme a questo e agli altri Papi, tutti concordi nel proclamare la stessa fede.
In questo tempo di iper-medializzazione, estrapolare una frase dai suoi discorsi per costruirne una teoria complottista è davvero squallido. Come, peraltro, già si faceva con san Giovanni Paolo II.
Categorie come “progressista”, “conservatore”, “innovatore”, “tradizionalista” lasciamole al mondo, per cortesia.
Noi abbiamo un solo Padre e siamo tutti fratelli. Fra i fratelli, Pietro ci garantisce che il Vangelo che leggiamo e interpretiamo è lo stesso da duemila anni.
I partigiani, i difensori del Papa di prima, di quello di adesso, chi si accusa a colpi di citazioni, rischiano di perdere di vista il fatto che la Chiesa o è multiforme nella sua unità, o non è.
Quindi ognuno è libero di esprimere le sue opinioni.
Dal mio punto di vista, però, se possibile, tenendo presente due limiti da non valicare: il Papa non è la Chiesa, ma un figlio della Chiesa, il custode del deposito della fede, il primo fra gli apostoli. Il suo carattere, la sua cultura, la sua formazione, la sua sensibilità sono il suo modo di vivere la fede (e su questo la Chiesa sa distinguere da sempre cosa è l’esperienza personale di fede di un credente diventato Papa e cosa ci vincola quando riflette come Papa). Un Papa ha anche il diritto di essere un credente con la sua sensibilità spirituale! Insomma: viva Francesco informale. Come viva Benedetto timido. Come viva Giovanni Paolo irruento.
Secondo: bene esprimere le opinioni ma, come diceva benissimo il cardinal Biffi, qualche spintone a chi fa buchi sul fondo della barca per affondarla, ci sta!
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