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In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».
Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta».
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Scene da un’incomprensione. Gesù sta sulle scatole ai sadducei, conservatori e alleati con i romani, perché mete in discussione la loro gestione del tempio, ma anche ai farisei, perché fanno della loro devozione un’occasione di superbia e di separazione dagli umili, e sta sulle scatole anche agli scribi e ai dottori della Legge, perché lui, falegname, interpreta la Legge e predica senza avere studiato. È vero: Gesù non ha nessun mandato ufficiale, nessuna autorità che gli proviene dal suo status, o dalla sua origine. Non appartiene alla casta dei sacerdoti, o dalla tribù dei figli di Levi… Non ha i timbrini giusti, come si permette? Chi lo autorizza? Hanno ragione, teneri. Ma sono chiusi nella scatola della loro mente, senza volerne uscire. E Gesù li stana: da dove veniva Giovanni? Figuraccia: non hanno creduto a Giovanni e, ora che è morto, tutta la folla, e forse anche loro, sono convinti che fosse davvero il Messia. Col consueto ritardo, ovviamente. No, dice Gesù, non c’è bisogno di diplomi per fare il profeta, e quelli che rilasciano i diplomi non hanno riconosciuto il più grande dei profeti. E non riconosceranno neppure l’inviato di Dio, Non commettiamo lo stesso errore.

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