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In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

Possiamo vedere in proporzione alla nostra fede. Possiamo aprire gli occhi e uscire dalla cecità solo se sappiamo investire in questa guarigione. Dio rispetta il nostro percorso, ci lascia liberi di camminare e di crescere. Noi crediamo che egli possa guarirci dalla cecità dell’egoismo, del narcisismo, della depressione, della rabbia interiore. Ma guariamo solo se questo desiderio diventa impegno, dono, ricerca, conversione del cuore. Molto spesso ci rivolgiamo a Dio aspettandoci da lui la soluzione, senza ammettere che la soluzione già la portiamo scolpita nel cuore. Se Natale ci rivela la luce che splende nelle tenebre, questo tempo di avvento ci permette di mettere a fuoco le nostre tenebre, nel riconoscere ciò che ancora dobbiamo lasciar illuminare dalla potente luce della Parola. Riconosciamo le nostre tenebre, mettiamole sotto la luce di Dio perché le possa rischiarare. Chiediamo a Dio ciò di cui abbiamo bisogno ma, nel contempo, facciamo in modo che ciò che chiediamo lo possiamo realizzare ed accogliere. Solo così potremo veramente guarire e convertire la nostra immagine di Dio che non è un maghetto guaritore, ma colui che con noi ristabilisce ogni armonia.

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