Rientro in casa dalla biblioteca, con mio figlio.
Siamo appena passati a salutare il nonno materno al cimitero, morto quando mia moglie aveva l’età di mio figlio. L’occasione per fare una piccola catechesi sulla morte e sorridere delle tombe di famiglia e sulle casette che lui vorrebbe con garage annesso. Il sole sta tramontando e incrociamo diversi gruppi di bambini più o meno travestiti da streghette e maghetti, accompagnati da un adulto. Stanno facendo il giro del paese con la rituale frase “dolcetto o scherzetto”.
So per certo che nessuno di loro conosce l’origine della stramba festa che ha sostituito la nostra ben più simpatica festa dei santi. E nemmeno i loro genitori. Non sono un talebano su queste cose, semplicemente in casa non vi diamo peso e il risultato è che mio figlio non chiede di partecipare a questo tipo di festa.
Davanti alla porta di casa abbiamo messo il cartello “Halloween? No, grazie” e, ad oggi, nessuno osa suonare. So, però, che i genitori dei ragazzi vicini di casa hanno bollato la nostra famiglia come “asociale”. Me ne vanto.
Domani andremo in montagna a goderci il sole autunnale e i colori emozionanti. Abbiamo comperato i pasticcini per festeggiare il nostro onomastico. La sera andremo a celebrare l’eucarestia gioendo dell’amicizia e dell’esempio dei santi. Domenica, poi, andremo a salutare i miei genitori, in particolare mia madre, scomparsa da poco.
Tutto qui. Senza farne una tragedia o una lotta di civiltà, trovo immensamente più simpatica la gioia dei santi all’irriverenza delle streghette.
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