Una grande fontana con l’acqua a raso è stata donata dalle altre città tedesche, in segno di ringraziamento. In mezzo alla piazza sorge una colonna che riprende le colonne della chiesa interna, come se la chiesa fosse uscita in piazza.
E così è successo. Di notte, nel pavimento, si accendono le luci, una alla volta, fino a illuminare la piazza dal basso.
Sentirselo raccontare da chi ha vissuto quei giorni mette i brividi. Vedere le foto di quel mese di ottobre 1989, anche. Qui era la Germania dell’Est, la città più grande. E in questa chiesa dedicata a san Nicola, ogni lunedì, ci si radunava per meditare la Parola e parlare di diritti e di libertà.
Scrive il pastore della chiesa che, su duemila posti a sedere, almeno cinquecento erano occupati da spie della Stasi. Ma lui si rallegrava, almeno avrebbero ascoltato la Parola e, forse, si sarebbero convertiti. Poi il soffio dello Spirito ha incrinato il regime. Di lunedì in lunedì la folla cresceva, innervosendo il partito.
Fino a quella celebrazione fatta a Berlino, in pompa magna, con Gorbaciov a presenziare, per celebrare i quarant’anni di “fratellanza” socialista. E la decisione drastica, l’ordine dato in città all’esercito: il lunedì successivo, all’uscita della chiesa, si poteva rispondere alle provocazioni sparando.
Sparando.
Gli abitanti di Lipsia fecero girare la voce, dicendo a tutti di lasciare i bambini a casa. Era troppo alto il rischio di morire.
Alla fine della preghiera del lunedì, raccontano i testimoni, col cuore in gola uscirono nella piazza presidiata dall’esercito.
Ad attenderli, insieme ai soldati, 70mila manifestanti, 70mila candele e due slogan ripetuti a squarciagola: noi siamo il popolo, non vogliamo la violenza.
I rapporti degli ufficiali dopo quel lunedì storico riferiscono che erano pronti a tutto, ma non alle candele.
I lunedì successivi la folla straripò e l’onda raggiunse Berlino.
Il resto è storia.
Qui la chiamano la rivoluzione pacifica.
Venire a Lipsia aiuta a conoscere la storia recente e a conoscere la Germania che non è solo la ricca Baviera e l’intransigente Merkel. Non solo città del kantor Bach o di Goethe, ma quella di chi ha sbriciolato un regime partendo da una chiesa.
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